The Bay - la recensione dell'horror di Barry Levinson
Nel film low budget di Barry Levinson realizzato con la tecnica del found footage, è quasi tutto vero.
Il vero horror è la fuori, nell'acqua in cui peschiamo, dove facciamo il bagno, che irriga i nostri campi e che, al termine di un ciclo tutt'altro che virtuoso, beviamo. Dello spaventoso disastro ecologico della baia di Chesapeake nel Maryland - il più grande estuario degli Stati Uniti - si era consapevoli fin dagli anni Settanta, quando lo stesso Nixon fu costretto ad ascoltare il grido di allarme degli esperti e della popolazione. Quarant'anni dopo, “grazie” alla deregulation voluta da Reagan negli anni Ottanta, che dava facoltà agli industriali di applicare o meno misure antinquinamento alle proprie aziende, la situazione è ormai al collasso e l'interesse pubblico sembra scemare sempre di più: nonostante la mutazione di anfibi e pesci, le morìe della fauna ittica e - non più tardi di 10 anni fa - le improvvise eruzioni cutanee sulla pelle degli incauti bagnanti, tutto continua come al solito.
Ecco allora che a Barry Levinson – che quelle zone le conosce benissimo - viene commissionato un documentario sul caso. Ma di documentazioni (come questa) ne esistono fin troppe e dunque il regista decide di trasformarlo in uno pseudo-horror ecologico, sul genere di Piranha e de Lo squalo, chiaramente richiamati in alcune scene – usando le riprese tv realizzate in occasione del giorno di festa (4 luglio 2009) in cui tutto è cominciato. E' proprio la giovane giornalista è raccontare l'accaduto, aggiungendo al suo girato quello ritrovato, frutto di telecamere di sorveglianza, registrazioni di conversazioni ufficiali, filmati con cellulare, dialoghi via FaceTime e altro.
E' una forma in questo caso funzionale alla verità della fonte, che consente di lasciare intatti nomi di luoghi e premesse e di estremizzarne solo le conseguenze. Nasce così The Bay, un film che, nonostante le creature che lo infestano e le scene “disgustose”, è in realtà un angoscioso j'accuse contro lo sfruttamento estremo delle nostre risorse, le aziende avicole che riversano tonnellate di escrementi di polli in acqua, le lobbies industriali che minimizzano i rischi per la salute, ecc. Sotto le spoglie del genere, il regista parla di una delle urgenze più trascurate del nostro tempo e le drammatiche testimonianze delle vittime del parassita assassino (evocatore degli orrori biologici di Shivers di David Cronenberg) colpiscono al cuore proprio perché sanno di verità.
Non è sicuramente un caso che i film di cui è intessuta la stessa trama di questa pellicola risalgano agli anni Settanta, quando, come dicevamo, nasce la consapevolezza del disastro e si cerca di porvi rimedio. Un periodo in cui ci si ribellava allo status quo, contrapposto alla passività con cui oggi lo si accetta.
Se l'appassionato di horror puro può restare spiazzato di fronte a questo film, The Bay piacerà molto a chiunque abbia a cuore la sorte del pianeta e la qualità della nostra vita. Dubitiamo che il film di Barry Levinson convinca gli spettatori del pericolo che corriamo, ma ci è piaciuto molto il tentativo e lo spirito tutt'altro che senile con cui il regista settantunenne usa il cinema di finzione per suonarci la sveglia dal sonno della ragione. da cui, come sappiamo, nascono i mostri che finiranno per divorarci.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità