Tempo instabile con probabili schiarite: recensione della commedia "petrolifera" di Marco Pontecorvo
Un film sull’Italia com’è che si affida alla verve della coppia Zingaretti/ Lillo.
E' dedicato a Francesco Rosi il secondo lungometraggio di Marco Pontecorvo, che dell’autore di Salvatore Giuliano e Il caso Mattei è stato amico e collaboratore. E’ un omaggio che nasce da un grande affetto, si capisce, ma non è né casuale né inopportuno, perché – seppure all’interno di una commedia in cui il divertimento nasce da impreviste situazioni – la voglia di ricercare una verità emerge con determinazione, così come un richiamo alla nostra attualità e un tentativo di mettere a fuoco la divisione sempre meno netta fra l’idealismo fuori-tempo di chi è sempre stato sulle barricate e il goffo individualismo di chi gioca a fare l’imprenditore.
Questa dialettica – che non è certo nuova al cinema, ma che ultimamente ha ceduto il passo al qualunquismo di certi film sulle seconde possibilità (meglio se su un trattore) – è bene espressa dall’amicizia fra lo scaltro Giacomo e il duro e puro Ermanno, che nel paese marchigiano di Sant’Ugo trovano il petrolio e ingenuamente sperano in un futuro migliore. Come succede con una cospicua eredità o un malloppo indebitamente sottratto, l’oro nero innesca conflitti all’interno della cooperativa di cui i due fanno parte, armandoli l’uno contro l’altro e arrivando a dividere l’intera cittadina, alimentata dalle speranze di uscire dalla morsa della crisi, ma nello stesso tempo battuta dal vento di protesta degli ambientalisti.
L’Italia, signori, è tutta qui: nei dubbi, nelle impasse lavorative ed emotive, nel vergognarsi di tenere il piede in due staffe, nell’impossibilità di conciliare il dovere morale con il sentimento e in un’incertezza generale che si manifesta con prepotenza perché a fare da sfondo alla vicenda è un territorio di confine, una zona grigia per sua definizione più permeabile al cambiamento.
Che sia o no una commedia sociale – ammesso che sia giusto
chiamarla commedia – Tempo instabile
con probabili schiarite resiste fieramente a ogni
classificazione.
E’ una cosa che fa piacere, almeno quanto le sequenze di
animazione che furtivamente invadono il racconto con attori in carne ed ossa.
Marco Pontecorvo sceglie di tuffarsi nell’universo dei Manga, che
utilizza come metafora della distanza siderale fra gli adulti e i giovani, fra padri più
o meno persi nei loro dilemmi e figli quasi sempre sensibili e giudiziosi. Sono loro le
"probabili schiarite" del titolo del film e soprattutto è la loro apertura
mentale la medicina che può guarire, se non dalla crisi economica, almeno dal
pessimismo generalizzato. Sono loro, infine, i soli portavoce di uno dei consigli che
Pontecorvo Jr., citando Lao Tze, vuole darci: quello di accendere una
candela (o una lampadina) invece di maledire il buio.
Tempo Instabile con probabili schiarite si
arricchisce della presenza di John Turturro,
chiamato a interpretare un ingegnere minerario italoamericano che, un po’ come
faceva il ladro di Totò con i furfanti improvvisati de
I soliti ignoti, elargisce consigli a Giacomo.
Più che la sua performance, impeccabile ma comunque legata a un personaggio un
po’ macchiettistico, ci sono piaciuti Luca Zingaretti e
Lillo: favolosi quando rubano le angurie in un campo, complici,
affiatati, mai sopra le righe.
Che siano loro i nuovi Jack Lemmon e Walter Matthau?
Chissà… Intanto è bene che Greg comincia a stare molto attento al
Commissario Montalbano.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali