Superstar - la recensione del film di Xavier Giannoli

30 agosto 2012

Spunto interessante e confezione onesta per un film che fa facile sociologia e vira eccessivamente alla paraboletta morale. Ma l'amore?



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Se il romanzo "L'idolo", di Serge Joncour, dell'episodio con protagonista Roberto Benigni in To Rome with Love è stato sicuramente ispiratore, in Superstar trova il suo completo adattamento.
Come nel caso di quel segmento alleniano, infatti, Xavier Giannoli racconta la storia di un uomo comune, di un uomo qualsiasi, di un uomo “banale” che un bel mattino si sveglia scoprendo di essere diventato, inspiegabilmente, famosissimo presso la gente. Presso il Pubblico.
Quel che per molti sarebbe un sogno, per il Martin protagonista di Superstar è da subito un incubo. Un incubo destinato a durare e peggiorare quando la macchina mediatica s’interessa a lui per cannibalizzarne la celebrità, con la scusa di volerlo aiutare a scoprirne l’inspiegabile perché.

La parabola di Martin (che ovviamente passa per un’ascesa, una caduta e una sorta di resurrezione) e la sua valenza sociologico mediatica (l’intreccio tra le dinamiche del singolo, del pubblico, dei media) vengono raccontate da Giannoli con un didascalismo quasi estenuante, e con toni da thriller psicologico o dramma esistenziale più che da satira paradossale.
Ecco allora che Superstar rischia di essere un semplice bignamino (per quanto confezionato con onestà) di sociologia delle comunicazioni di massa, della filosofia debordiana, condito con un spruzzo di acida polemica con alcune parti del carattere mediatico francese.
Bignamino che diviene anche vagamente irritante quando, progressivamente, si alza sul piedistallo di una supposta superiorità morale che vede il Cinema e l’Autore arringare gli altri media e i loro sacerdoti utilizzando però le stesse dinamiche che intende mettere alla berlina.

Il seme di un dubbio potenzialmente fruttifero, però, il film di Giannoli è riuscito a istillarcelo.
Perché l’ultimo evento immediatamente precedente all’assalto dei neo fan, nella vita di Martin, è stato ricevere un inaspettato, timido sorriso da parte di una sconosciuta che il nostro vede poi perdersi tra la folla.
Perché la storia d’amore platonica e impossibile con la produttrice televisiva interpretata da Cécile De France e le sue possibilità redentive sono più centrali di quanto sembri.
E allora il discorso mediatico potrebbe intrecciarsi col ragionamento amoroso, farsene metafora psicanalitica.

Non basterebbe per promuovere il film a pieni voti, ma lo farebbe risalire un po’ di graduatoria.




  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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