Superluna: la recensione del film di Federico Bondi sul terremoto della crescita
Presentato alla Festa del cinema di Roma, nella sezione indipendente e collaterale Alice nella città, fuori concorso, Superluna è una storia di formazione suggestiva interpretata da un ottimo cast. La recensione di Daniela Catelli.
Ha un titolo suggestivo Superluna, terzo film di finzione di Federico Bondi, un racconto sospeso in un mondo che si trova all’improvviso sotto la luce forte dell’astro notturno, costretto a uscire dal conforto delle pareti e del soffitto che ci escludono per scelta e per necessità dal rapporto diretto con la natura, quando la terra trema, non si sa per quanto. Di colpo la casa non è più rifugio sicuro, mentre le macchine con cui ci spostiamo diventano letto provvisorio, torniamo a fare i bisogni all’aperto e ad aspettare che dall’esterno, ora che ci siamo contati e siamo tutti (meno uno), arrivino aiuti e un upgrade della situazione precaria che siamo costretti a vivere. Se dico siamo è perché Bondi è molto bravo a fare della sua piccola comunità un microcosmo che rappresenta tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza, anche se, come per magia, qua i danni sono solo materiali. All’inizio, nel loro isolamento, brancolando nel buio, i vicini di casa si riscoprono, trovano una solidarietà che forse c'era o a volte è mancata nella vita quotidiana, mentre per la piccola Viola, con la madre incinta al sesto mese ricoverata in ospedale e un padre assente, è l’occasione per scoprire il mondo senza doveri e con occhi nuovi.
Niente scuola, niente obblighi, solo una vacanza inattesa e l’esplorazione dei rapporti umani e dei boschi che nascondono grotte foderate di lana di pecora, dove forse si è rifugiato il misterioso Pasquale, l'individuo ribelle ma carismatico della comunità per cui tutti si preoccupano e che non si trova. Al suo posto è arrivato uno sconosciuto avvolto in una coperta, soprannominato per ovvi motivi Pigiama, accolto nel gruppo, ma che sembra trovarsi meglio coi ragazzi piuttosto che con gli adulti e i regolamenti che questi sono abituati a darsi in situazioni di difficoltà. Con l’arrivo di Anna, coetanea di Viola, il mondo della bambina cambia in meglio: nonostante la lontananza dalla madre, con cui comunica con messaggi telefonici, e le condizioni abitative precarie, le bambine formano una di quelle amicizie che solo a una certa età si creano, in un periodo che, come altri momenti della vita, avrà una fine. La terra smetterà di tremare, le case diventeranno di nuovo abitabili o arriveranno prefabbricati, le famiglie si ricomporranno e qualcuno andrà in un'altra città, in un luogo più sicuro. Ma, finché dura, ci si può illudere che nonostante le scomodità e gli incidenti di percorso questa vacanza dall’età adulta durerà per sempre e la casa di legno costruita con l'immondizia tra i boschi diventerà un castello bellissimo. Strada facendo, Viola crescerà, scoprirà i segreti dolorosi del mondo dei grandi, le infedeltà e le debolezze, ma sarà ancora capace di vedere il bello e assecondare la sua fantasia: Anche la pozzanghera che si è formata dopo un'improvvisa inondazione nella tendopoli, ormai abbandonata, diventa più bella se la si chiama Malibu.
Osa molto, Superluna: è un film corale recitato benissimo da tutti i suoi protagonisti, dai più esperti alle giovani debuttanti, eroine di questo racconto di formazione, tanto che sarebbe fare un torto agli altri citare qualcuno a caso nel gruppo. Forse Bondi fa l’errore di mettere troppa carne al fuoco, tanto che molti spunti interessanti restano sullo sfondo, appena accennati, o alcune svolte sembrano fin troppo improvvise e prevedibili. Resta però il merito di aver confezionato un film non banale e scontato, con una delicatezza e un ottimismo che fa bene trovare, specialmente di questi tempi, almeno al cinema.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità