Stories We Tell - la recensione del film di Sarah Polley
Il (non) doc di Polley, a metà tra saga familiare e riflessione narratologica, incuriosisce, interessa, commuove.
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Attrice di lungo corso, nonostante la giovane età, Sarah Polley aveva esordito nella regia con un bellissimo film intitolato Away From Her, recentemente seguito dal più criticato Take This Walz. Alla sua terza prova dietro la macchina da presa, Polley recupera la sensibilità toccante del suo esordio e spiazza, realizzando un oggetto narrativo insolito e di non facile definizione: un (non) documentario che, ragionando sulla sua vita e sui concetti di racconto e verità, cammina sulla corda tesa tra realtà e finzione con ammirabile equilibrio.
La dimensione teorica di Stories We Tell è garantita dal suo contenuto: o probabilmente, ne rappresenta uno specchio, nonché una sordina emozionale necessaria e irrinunciabile.
Nel suo film, infatti, la regista mette in scena la storia sua e quella della sua famiglia: una storia insolita e complessa, ricca e sfumata dal comico al drammatico come solo le vere saghe familiari sanno essere.
Tra interviste ai familiari, agli amici, utilizzando immagini di repertorio private, Stories We Tell parte come un ricordo della mamma morta di tumore quando Sarah era bambina; prosegue analizzando il rapporto della donna con il padre della regista, anche autore di un lungo scritto autobiografico che fa da spina dorsale al film; evolve nel racconto dell’indagine della stessa autrice su una scoperta inattesa e sconvolgente per lei e per gli altri.
Mescolando racconti diversi su una stessa storia, si ottiene la verità? E quale? Questo si chiede e chiede ai suoi interlocutori – spettatori compresi - Sarah Polley, che a un certo punto spariglia le carte, gioca a confondere, provoca svelando una sincerità solo apparente (la sua), che potrebbe essere anche quella degli altri.
Ma questa, quella che potrebbe essere una provocazione intellettualistica, che dichiaratamente vuole essere una riflessione narratologica, nel contesto di Stories We Tell appare come qualcosa di diverso.
Di fronte allo spericolato coraggio con cui la Polley mette sullo schermo questioni intime di enorme portato per lei e per i suoi cari – e irrimediabilmente commoventi per lo spettatore grazie alla linearità e all’assenza di filtri con cui sono raccontate – l’operazione appare prima di tutto come il tentativo, carico di umanissimi timori e di composta pudicizia, di gettare un velo che copra, in qualche modo, lo scandaloso ed eccitante corpo nudo della vita.
E il risultato convince e conquista.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival