Sposami, stupido! recensione della commedia demenziale francese di e con Tarek Boudali
ennesima variazione sui luoghi comuni di gay ed etero.
La commedia francese non è solo quella sofisticata che spesso arriva anche nelle nostre sale, sotto forma di un cinema medio commerciale che sostiene l’industria di quella parte d’Europa. Ci sono anche commedie ben più becere, proprio come quelle che allietano o innervosiscono spettatori e critici dalle nostre parti. Più spesso all'estero arrivano sotto forma di remake, o non varcano proprio le alpi. Sposami, stupido!, invece, arriva nelle nostre sale; non che non sia demenziale e piuttosto dozzinale. Il motivo è presto spiegato. La coppia di protagonisti, e altri interpreti di contorno, vengono direttamente da un enorme e inatteso successo del 2014, arrivato anche da noi col titolo Babysitting, e poi sotto forma di un remake, I babysitter, con Paolo Ruffini, Francesco Mandelli e Diego Abatantuono, senza troppo successo.
Se l’originale era diretto dal biondino Philippe Lacheau, Sposami, stupido! segna l’esordio alla regia del suo complice, Tarek Boudali. I due si sono fatti le ossa come comici televisivi e teatrali, in un sodalizio noto come La bande à Fifi, e nelle nostre sale li abbiamo visti anche recentemente in un altro cacciucco demenziale, Alibi.com, in quel caso diretto da Lacheau.
I due, di solito, procedono impegnandosi nel cercare un soggetto minimamente accattivante, sviluppato col minimo sforzo in sceneggiature che non stanno in piedi, basate su un collage di scene e situazioni, contando sul loro talento comico e mimico per strappare qualche risata.
Qui seguiamo il protagonista/regista, Yassine, giovane studente trasferito dal Marocco a Parigi per studiare architettura. La sveglia non suona, fa tardi a un esame cruciale, perde il visto per studenti e diventa immigrato irregolare, a rischio espulsione. Esatto. Per un esame saltato, a causa di una sveglia che non ha suonato. Ora capite cosa intendevamo, dicendo che questa volta non si erano impegnati molto neanche nel metter giù un soggetto che risultasse un minimo credibile, prima che accattivante.
In ogni caso, il nostro Yassine a questo punto, dopo aver tentato di tutto e ottenuto in maniera ancora una volta improbabile un ottimo lavoro come architetto, ha la pensata che potete immaginare: sposare il suo migliore amico, Fred, e ottenere così il permesso legale di restare in Francia. Tutto risolto, quindi? Ovviamente no, la fidanzata dovrà avere parecchia pazienza, perché un ispettore particolarmente puntiglioso prendere a cuore la loro causa, per smascherarne la falsa omosessualità. Aggiungete a questo canovaccio una sequela di luoghi comuni e strizzate d’occhio sul mondo gay che neanche quarant’anni fa, ed ecco servito Sposami, stupido!.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito