Shiva Baby: la recensione del film di Ella Seligman in streaming su MUBI
Debutta in streaming in esclusiva su MUBI dall'11 giugno 2021 il film d'esordio della regista e sceneggiatrice Ella Seligman acclamato al SXSW e a Toronto. Una commedia ebraica (ma non solo) raccontata come un horror, o forse viceversa. Recensione di Federico Gironi.
La shiva del titolo è quella riunione che, nella tradizione ebraica, si svolge in casa dopo un funerale, riunendo amici e parenti di fronte a un buffet.
La baby, invece, è Danielle, giovane e confusa figlia di Joel and Debbie, che alla shiva, oltre a quelle dei suoi genitori, deve rispondere alle mille domande degli altri adulti.
Quelle domande che tutti noi ci siamo sentiti fare dai "grandi" in certe fasi della nostra vita giovanile: sugli studi (che per Danielle pare siano abbastanza in alto mare, e riguardare i gender studies) e sulla vita sentimentale (e qui il problema è che Danielle è bisessuale, e la cosa non è esattamente popolare in quel contesto).
Come se la situazione non fosse per lei già imbarazzante, tra il non sapere nemmeno bene chi sia morto, e tutte quelle pressioni un po' invadenti tipiche delle famiglie ebraiche che il cinema americano ci ha raccontato in tanti anni (basti pensare all'episodio di Woody Allen in New York Stories, e alla sua gigantesca mamma nel cielo), la shiva diventa un'esperienza davvero da incubo per Danielle quando da un lato si ritrova di fronte a Maya, la ragazza con cui ha avuto una relazione e di cui è forse ancora innamorata, e dall'altro Max, il suo sugar daddy: o, per dirla all'italiana, l'uomo che la paga per fare sesso.
Ah, e Max, giusto per rendere le cose più speziate, è accompagnato da moglie bionda e figlia neonata.
Alla base di Shiva Baby c'è un corto, che la regista e sceneggiatrice Emma Seligman ha fatto diventare un lungo (ma non lunghissimo: il film dura 77 minuti). Ma alla base di Shiva Baby, soprattutto, c'è un'idea chiara e precisa, folgorante.
Un'idea che ha la capacità di raccontare dinamiche e sentimenti universali rimanendo allo stesso tempo dentro lo specifico delle dinamiche culturali ebraiche (non a caso il cast è un sapiente mix di ebrei e gentili), e di declinare in chiave millenial quello straordinario patrimonio di nevrosi identitarie, professionali, sentimentali ed esistenziali che vanno dal citato Allen alla Fantastica signora Maisel, senza nemmeno dimenticare di utilizzare la lente femminista, nel modo più intelligente e meno banale possibile.
La macchina da presa di Emma Seligman sta attaccata costantemente alla bravissima protagonista Rachel Sennott, chiudendola quasi sempre dentro la claustrofobia di un'inquadratura stretta, e facendo diventare nostro il suo incubo, facendoci sentire sulla pelle il suo imbarazzo e il suo fastidio, e nello stomaco il suo annodarsi di interiora di fronte a dialoghi tesissimi e situazioni taglienti dove la commedia nera e grottesca rischia di continuo di ribaltarsi in tragedia.
In un certo senso, come sembra anche suggerire l'uso della colonna sonora firmata da Ariel Marx (una che non ha caso ha musicato Ted Bundy: Falling For a Killer, docuserie sul famigerato serial killer che trovate in streaming su Amazon Prime Video), ma anche l'uso di certe inquadrature, Shiva Baby assomiglia quasi a un horror.
Un horror psicologico certo, ma pur sempre tale, capace di raccontare la tensione lacerante di una ragazza alle prese con la scoperta di sé stessa e della vita, sospesa tra la modernità senza tempo quel che vuole e prova e sogna, e quella tradizione così complessa e strutturata di cui è parte e in cui di trova immersa, cercando di non annegarvi.
Ed è proprio quando nel finale del film la pressione su Danielle arriva al parossismo, fisicamente e psicologicamente, nella compressione massima tra coloro che ha cercato e/o evitato per tutta la shiva, che Ella Seligman concede alla sua protagonista un passaggio di stato, o forse un momento di rottura, dalle cui crepe possino emergere e germogliare le infiorescenze della possibilità.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival