Scream: la recensione senza spoiler del divertente ed emozionante omaggio al cinema di Wes Craven e all'horror

13 gennaio 2022
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Fanno centro con questo quinto Scream i registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, che omaggiano il talento di Wes Craven e contribuiscono ad arricchire il mondo metafilmico della saga con un film che è anche un regalo per i fan. La recensione di Daniela Catelli.

Scream: la recensione senza spoiler del divertente ed emozionante omaggio al cinema di Wes Craven e all'horror

Premessa: questa è una recensione rigorosamente no spoiler e della trama diremo solo quello che già è noto, senza scendere in inutili e pericolosi particolari. Non solo per ottemperare alle richieste di Ghosftace, ma per rispetto alla memoria di Wes Craven, degli autori, del pubblico e di noi stessi. Un problema che non si è posto ad esempio il critico del The Guardian che, evidentemente “costretto” dalla sua testata a coprire un film che non rientra nella sua sfera d'interesse, rivela molto, con buona pace del fair play britannico e del messaggio del film. Raccontare troppo sulla trama non va mai bene e spesso è solo indice dell'incapacità del critico di approfondire l'analisi, ma nel caso di Scream in particolare è un peccato mortale. Anzi, vi consigliamo di andare a vederlo ignari il più possibile di quel che succede e di resistere alla tentazione di “sbirciare”. Ovviamente è consentito ripassare i fondamentali, ma anche se non avete visto nessun film della serie capirete ugualmente quello che sta succedendo, perché gli sceneggiatori James Vanderbilt e Guy Busick ne riassumono strada facendo i punti fondamentali, per cui potreste anche vedere il nuovo Scream e tornare alle origini solo in seguito.

Quello che dunque interessa sapere è solo questo: 10 anni dopo la sua ultima sanguinosa apparizione, Ghostface torna a telefonare ai ragazzi di Woodboro, a inseguirli e massacrarli. Per mettere fine a questa truce ricorrenza tornano in scena i personaggi storici del primo Scream (o Stab, nella finzione), ovvero l'eroina Sidney Prescott di Neve Campbell (un'omologa della Laurie Strode di Halloween: anche John Carpenter è omaggiato nel film), la reporter Gale Weathers di Courteney Cox e il suo ex, lo sceriffo ormai in pensione Dewey “Linus” Riley di David Arquette (ma c'è anche un altro ritorno, meno prevedibile di quello di Andrew Garfied in un altro film). Come,  perché e in che modo questi personaggi interferiscano coi nuovi lo scoprirete. Vi diciamo solo che lo spettatore più anziano avrà modo di confrontarsi attraverso di loro col tempo passato, e tra le righe c'è un bel messaggio per i ragazzi: gli adulti possono essere molto incasinati, ma non sono tutti pessimi e proprio in quanto sopravvissuti hanno molto da insegnare a chi si trova ad affrontare oggi gli stessi problemi.

Avendo già apprezzato l'amore per lo splatter e la conoscenza dei suoi meccanismi di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Giller nel loro film d'esordio, l'ottimo Finché morte non ci separi, non ci sorprende la loro sapienza nel mettere in scena tra violenza estrema ed ironia una storia che riflette continuamente su se stessa, sul passato e sulle tendenze attuali dell'horror. Le situazioni si ripetono, i riferimenti e le citazioni anche, ma i piccoli e quasi impercettibili scartamenti della trama non ci conducono mai su binari troppo ovvi. Ci sono ovviamente indizi su chi brandisce la lama sotto la maschera di Ghostface, ma anche nel caso che arrivaste a capirne l'identità prima della fine, il divertimento e la commozione non mancheranno. Avete letto bene: non solo si ride e ci si affeziona ai nuovi, bravi e tostissimi protagonisti (almeno a quelli che facciamo in tempo a conoscere), ma soprattutto chi nel 1996 c'era, ha amato e ama il cinema di Wes Craven e - nel caso dei primi tre Scream, i migliori - di Kevin Williamson e i loro eroi e non dimentica un'epoca d'oro del cinema horror, avrà anche occasione di ritrovarsi con gli occhi lucidi.

Scream, dove il sangue scorre a fiumi, riesce al tempo stesso a spaventare, a divertire e a ricreare una magia possibile solo al cinema: fare della visione in sala quell'esperienza collettiva catartica e liberatoria alla quale purtroppo, anche per i tempi che corrono, non siamo più abituati. Sentire il respiro del pubblico, ridere col tuo vicino di poltrona (a distanza di sicurezza), avvertire la sala intera vibrare assieme a te è una delle gioie più grandi che un appassionato di cinema possa provare. Scream ha anche questo merito: per due ore ti fa dimenticare la realtà, è un popcorn movie senza popcorn per le nuove e per le vecchie generazioni, ma soprattutto un affettuoso e ironico omaggio a chi potrebbe passare ore a discutere se siano meglio Venerdì 13 o (citato esplicitamente nel film) Babadook, The Witch o La casa, negli schieramenti contrapposti  che (spesso ma non sempre) contraddistinguono il fandom del cinema horror tra chi ama il genere più rarefatto e intellettuale o chi si diverte solo col crescere del body count e la spettacolarità degli omicidi. Si capisce che dietro a questo ispirato re-quel (reboot + remake + sequel con saldi legami nell'originale) non c'è solo l'intento commerciale di spillare soldi a ragazzini di bocca buona, ma l'intenzione di rendere omaggio a un grande regista (è a Wes che è dedicato il film), a un cinema indimenticabile e a noi, che fortunatamente, nonostante gli anni e le sempre più frequenti delusioni, ancora ci crediamo.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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