Scemo e più scemo 2 - la recensione del sequel con Jim Carrey e Jeff Daniels

03 dicembre 2014
3.5 di 5
77

La stupidità dei fratelli Farrelly continua a far ridere, tra il surreale e il volgare.

Scemo e più scemo 2 - la recensione del sequel con Jim Carrey e Jeff Daniels

Il film dei fratelli Bobby e Peter Farrelly è un ottimo esempio per comprendere quale importanza abbia la struttura narrativa di un film. La tendenza a credere che, trattandosi di una commedia demenziale, la trama sia secondaria rispetto alle gag è piuttosto diffusa, tanto tra alcuni autori quanto tra un certo pubblico. La quasi totalità delle situazioni comiche di Scemo e più scemo 2 in cui Harry e Lloyd dicono o fanno scemenze, sono costruite sul percorso dei due personaggi. Scrivendo una storia con questa filosofia professionale in testa, è un fatto che gran parte delle risate si riesca a farle maturare invece di imporle. 

A una manciata di minuti dall’inizio sono già state assimilate informazioni fondamentali sul contesto e sull’arco narrativo della storia. Harry ha bisogno di trapianto di rene e contemporaneamente scopre di essere padre. La figlia che non sapeva di avere ha vent’anni e ritrovarla potrebbe essere determinante per la sua vita. Lloyd invece, dopo il risveglio dal finto stato catatonico che ha mantenuto per due decenni (anche questo un incipit non a sé stante, ma con un richiamo sul finale), non avrebbe uno scopo, a parte quello di aiutare il suo amico alla ricerca della figlia. Basta, però, un’occhiata alla foto di quest’ultima per farlo innamorare. Sistemato l’intreccio, la demenza può innescarsi.

Scemo e più scemo 2 è in parte una giostra su cui far salire tutti i fan del film del 1994, con espliciti riferimenti ad esso, e in parte è una nuova attrazione che celebra ancora l’idiozia. Disgusto e volgarità non sono particolarmente estremi (a quello ci hanno pensato nel frattempo gli squilibrati di Jackass) e non era necessario che lo fossero. Gli autori sanno che lo stupido può assumere contorni surreali, non solo volgari (anche se la scena dell’ospizio con la vecchia nel letto è da sbellicarsi), ed è proprio in mezzo a questo confine che si collocano le gag linguistiche e visive, volte comunque ad avere carattere imprevedibile. Jim Carrey ne resta l’esecutore principe, mentre Jeff Daniels con grande mestiere segue e si adegua.



  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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