Saturday Night: la recensione del film sull'antefatto dell'esordio del celebre show NBC

17 ottobre 2024
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Presentato nella sezione Grand Public della Festa del cinema di Roma Saturday Night, il film di Jason Reitman che arriverà al cinema come evento speciale il 21 ottobre con Eagle Pictures e che racconta i 90 frenetici minuti che precedettero la prima dello show della NBC. La recensione di Daniela Catelli.

Saturday Night: la recensione del film sull'antefatto dell'esordio del celebre show NBC

New York, 11 ottobre 1975: Lorne Michaels, giovane produttore e sceneggiatore canadese, è alla vigilia della sua grande occasione. Sulla conservatrice NBS andrà – forse – in onda in diretta a tarda serata uno show che cambierà per sempre la comicità e la televisione americana. Lui ne è convinto, assieme al suo bistrattato co-produttore Dick Ebersol e per questo ha scritturato un nutrito cast di giovani attori, cantanti e comici, provenienti per lo più da esperienze teatrali con teatri di improvvisazione, come il Second City di Chicago. Sono quelli che verranno presentati come i “Not Ready for Prime Time Players”; non pronti per la prima serata, ovvero Chevy Chase, Dan Aykroyd, John Belushi, Jim Henson, Andy Kaufman, Gilda Radner, Jane Curtin, Garrett Morris e tutti gli altri, che daranno vita a uno show anarchico e irriverente, mai visto prima. Ma per arrivarci bisogna affrontare 90 minuti di caos e patema d’animo, coi capricci degli attori, la megalomania di alcuni, incidenti tecnici, boicottaggi e l’occhio vigile degli investitori e del dirigente David Tebet, pronto a mandare in onda al posto loro una replica di Johnny Carson.

Con Saturday Night, Jason Reitman, che nel 1975 non era ancora nato, compie un’impresa mirabile: quella di restituirci in 90 frenetici minuti tutti i protagonisti della nuova stagione dello spettacolo americano, che non solo dettero vita ad uno dei programmi più longevi della tv d’oltreoceano, il Saturday Night Live, in onda (con minore efficacia) ancora oggi, che lanciò la carriera di comici e intrattenitori giovanissimi che hanno cambiato per sempre la storia dell’entertainment. E lo fa raccontandoci in tempo reale il caos, la frenesia, i drammi e le intemperanze sul set, con Chevy Chase che è e si ritiene la star dello spettacolo e il cui ego entra in conflitto con il talento puro di John Belushi, che fino all’ultimo è riluttante a firmare il contratto e odia il costume da ape che è costretto a indossare e che lo renderà popolare presso il nuovo e giovane pubblico televisivo; con gli autori che si fanno di cocaina dietro le quinte, le insicurezze di Dan Aykroyd, la sfida feroce coi vecchi comici che si sentono spodestati (Milton Berle, un’altra fantastica interpretazione di J.K. Simmons), il nuovo che avanza in modo rumoroso, inarrestabile, spazzando via per sempre la filosofia perbenista della tv americana che vive ancora sui miti degli anni Cinquanta e Sessanta.

C’è Jim Henson, geniale puppeter, snobbato dagli autori, che gira sul set scontento e ferito, Billy Crystal che tenta a tutti i costi di rientrare nel fittissimo programma della serata, George Carlin che non fa parte dei comici fissi ma porta la sua irriverenza e la sua rabbia sul palco, Garrett Morris che si chiede “che ci faccio qui”. Più che un cast, un gruppo eterogeneo di talenti ancora acerbi, che Lorne Michaels, in crisi con la moglie Rosie, che è una degli autori dello show, sa che saranno vincenti e su cui scommette tutta la sua carriera. In questo film c’è tutto e ci sono tutti. Dubitiamo che riusciate a dare un nome a parecchi di loro (anche noi che del Saturday Night Live siamo cultori da sempre ci siamo a volte smarriti) e in parallelo Reitman ha fatto quello che fece all’epoca Michaels, mettendo insieme un cast fantastico, di attori a volte noti e altre sconosciuti, in gran parte provenienti dal teatro.

Impossibile non citare almeno i principali: da Gabriel LaBelle, che dopo aver interpretato Spielberg in The Fabelmans appare qua cresciuto anche artisticamente ed è un perfetto Lorne Michaels, al figlio d’arte Cooper Hoffman (Dick Ebersol), per cui vale lo stesso discorso; da un irriconoscibile Dylan O’Brien nel ruolo di Dan Aykroyd ad una autentica rivelazione come Matt Wood nella parte di John Belushi, da Lamorne Morris (nessuna parentela) nel ruolo di Garrett Morris a Cory Michael Smith perfetto Chevy Chase, Matthew Rhys che si cala nel ruolo dell’irascibile George Carlin. Se vedete il film in originale potrete restare perplessi dalla scelta di Nicholas Braun (il “cugino Greg” di Succession) per due ruoli importanti come quello del lunare Andy Kaufman e di Jim Henson. Anche se il trucco differenzia i personaggi, la voce lo tradisce, ma il motivo è stata la defezione all’ultimo minuto di Benny Safdie, che avrebbe dovuto interpretare il primo. E poi ci sono le interpreti, in un cast all’epoca piuttosto maschilista (è noto che lo stesso Belushi era convinto che le donne non potessero essere comiche): Ella Hunt (Gilda Radner), Kim Matula (Jane Curtin), Jane Fairn (Larraine Newman), Rachel Sennott (Rosie Shuster) e tutte le altre. A Willem Dafoe spetta il ruolo di David Tebet, l’uomo col potere di vita e di morte sullo show e sulla carriera di Michaels. Ci sono anche l’attore e commediografo Tracy Letts, che è lo sceneggiatore Herb Sargent e Finn Wolfhard nei panni dell’imbonitore che cerca di convincere il pubblico ad entrare per assistere allo show.

Reitman in questo Saturday Night, sceneggiato col fido Gil Kenan, ha messo davvero di tutto di più, in una sarabanda che può anche confondere e sconcertare (Paul Schrader, spettatore severo, pur apprezzandolo lo ha definito “estenuante” per l’uso della camera a mano, i dialoghi che si intrecciano, la musica e il rumore). Può darsi che inizialmente si resti storditi, ma per noi Saturday Night non è solo un’opera che rende in maniera precisa, quasi maniacale, quei 90 minuti prima di un epocale Big Bang, ma un esemplare saggio di regia e recitazione. Avremmo pagato oro per essere in quello studio 49 anni fa, e grazie a Reitman possiamo illuderci di essere stati. IL suo film è una piccola e dinamica macchina del tempo che ci consente di rivivere per un po' quei folli e libertari anni Settanta



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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