Sapore di te - la recensione del film dei fratelli Vanzina

09 gennaio 2014
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Raccontando i sentimenti, i Vanzina dirigono un film pulito e ritrovano la verve di un tempo

Sapore di te - la recensione del film dei fratelli Vanzina

Criticati perché superficiali, privi di ideali, sonnacchiosi e politicamente corrotti, poi rivalutati per la musica non solamente pop e per una moda che – a ripensarci – non rendeva giustizia né alle forme femminili né alla capigliatura maschile (mortificata da tagli scalati o dall'uso smodato di gel), gli anni Ottanta sono entrati prepotentemente nell'immaginario collettivo anche grazie a due dei pezzi forti dei fratelli Vanzina: Vacanze di Natale e Sapore di Mare, che finiva negli anni Ottanta, ma si svolgeva interamente nei “favolosi” anni Sessanta.

Era giusto quindi che a riproporre il tempo degli yuppies e degli Spandau Ballet fossero proprio i figli di Steno, che in Sapore di te compiono un'operazione analoga, per certi versi, a Notte prima degli esami, ma sostanzialmente diversa perché più romantico-malinconica e più consapevole.
Consapevole di cosa? Innazitutto di un'abissale differenza di fondo fra le due epoche, non tanto in termini di situazione economica, quanto di atteggiamento nei confronti dell'esistenza e di fiducia verso futuro.

Con il racconto di due estati in uno stabilimento balneare di Forte dei Marmi, Carlo ed Enrico recuperano, senza cadere nella trappola del bozzettismo, quell'energia diffusa che, all'indomani delle grandi contestazioni, permetteva a molti italiani di concedersi il lusso di concentrarsi sui sogni.
E' la joie de vivre il sentimento di cui il regista e lo sceneggiatore si fanno portavoce, una felicità diffusa che non contamina soltanto i personaggi inventati, che alternano i loro destini in un intreccio costruito con matematica precisione, ma l'intero film, che gode della verve dei cult movie sopracitati o di piccoli gioielli come Il cielo in una stanza.

Già, perché i Vanzina danno il meglio di sé quando si concentrano sulle ragioni dell'anima, senza troppi riferimenti all'attualità e senza puntare su volti eccessivamente noti e su tormentoni.
E' in questa scelta di sincerità, e di affetto per l'umanità narrata, che Sapore di te rivela il suo carattere di film pulito, schietto e a suo modo ottimista – laddove per ottimismo non si intende la spinta a un generico buonismo, ma il coraggio di accettare la vita così come viene.
Le note stonate, infatti, non mancano in Sapore di te, fra la mala politica di un ministro socialista che prelude a Tangentopoli e i vari compromessi economici e sentimentali. In primo piano, però, c'è il cuore, che alla fine vince sempre.

E' un film adatto a ogni tipo di pubblico Sapore di te, a chi si affaccia all'adolescenza e si diverte a seguire le peripezie sentimentali di un gruppo di persone, a chi era ragazzo trent'anni fa e ricorda bene un'epoca in cui c'erano le lettere e il telefono a filo al posto degli smartphone, e a quelli ancora più grandi, che coglieranno, in alcune raffinate battute e in allusioni a tristi vicende calcistiche, una capacità di osservazione del reale che eravamo ansiosi di ritrovare in un prodotto della prolifica factory vanziniana.

 

 



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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