Rompicapo a New York - la recensione del film con Romain Duris
Si conclude dopo 12 anni la trilogia iniziata nel 2002 con L'appartamento spagnolo.
Dopo la trilogia dell'amore attraverso il tempo diretta da Richard Linklater, che in controtendenza con la critica riteniamo deludente, si conclude con Rompicapo a New York anche quella iniziata da L'appartamento spagnolo nel 2002. Cédric Klapisch, ha accompagnato i Twentysomething della cosiddetta Generazione Erasmus alla maturità anagrafica e alle soglie dei quarant'anni, condensando con qualche piccola licenza cronologica tre decenni fondamentali della vita umana in tre film da due ore l'uno.
Rispetto a 12 anni fa, il clima di entusiasmo attorno all'Unione Europea e alle possibilità di libero scambio culturale e professionale offerte ai giovani si è attenuato per via della crisi economica globale e l'attenzione di questi ex ragazzi che della mobilità sociale e geografica dei nostri tempi hanno fatto un punto di forza, si sposta verso nuove mete come la Cina e New York.
Xavier comunque fa lo scrittore e non solo può scrivere ovunque, ma ogni nuovo spostamento e cambiamento nella sua vita, pur se traumatico, gli offre la possibilità di ritrovare un po' dell'entusiasmo giovanile. Se in Bambole russe prostituiva il suo talento facendo il ghost-writer e l'autore di melense soap, ormai ha capito che quello che gli interessa è trasformare la sua vita in letteratura, nonostante la confusione che gli provoca l'impossibilità di far concidere le due cose. E' sempre la voce off di Xavier quella che detta il ritmo e lo stile delle storie. Sta a noi scegliere se credergli come a una persona reale di cui compreremmo il libro, o se preferiamo vederlo come protagonista di un'opera di finzione che non ci interessa leggere.
L'intelligenza registica di Klapisch, più che dai singoli particolari e dal plot di storie che si dipanano di volta in volta in modo inatteso e divertente o prevedibile e macchiettistico, si vede dal lavoro compiuto sulle ellissi. Ogni film di questa trilogia è un'opera a sé, l'autore non sente il bisogno di colmare i buchi, di dare spiegazioni e chiarire passaggi azzardati. Ma del resto non si fa nemmeno scrupolo di recidere le sottotrame non più necessarie: se nei primi due capitoli la famiglia di Xavier era rappresentata principalmente dalla madre e dal nonno mentre il padre aveva un ruolo solo strumentale, qua non a caso è lui a ritornare in una scena chiave. Perché quello che vuole questo quasi quarantenne con un matrimonio fallito alle spalle è essere un uomo migliore di suo padre per i propri figli e ritrovare fiducia nel rapporto d'amore (di cui la vita gli ha mostrato solo i fallimenti).
Le donne sono l'enigma e la ricchezza della vita di Xavier, le bambole russe che non riesce a smettere di aprire. Fortunato nell'approccio iniziale ma timoroso di quello che viene dopo, si è sempre innamorato delle sue amiche. Stare con una persona che ti conosce e tollera i tuoi difetti è rassicurante finché l'amicizia non si trasforma in un sentimento più esigente e impietoso, che non tollera errori e che per di più ha una data di scadenza.
Non è un caso che questo film sia ambientato a New York, il luogo in cui la parola melting pot ha ancora un'accezione non banale e sentirsi stranieri è quello che rende cittadini. E' lì che questi personaggi borghesi ed egoisti hanno la possibilità di crescere e somigliare più a esseri umani che a creazioni letterarie.
Al di là del troppo o del troppo poco che accade in questa storia, nel sovrapporsi di arte e vita e nel gioco di specchi tra il regista e il suo alter ego (e va dato atto a Duris di prestare con entusiasmo anima e corpo a questo personaggio), è nella scena musicale e gioiosa in cui scende in strada l'intero quartiere, con tutti i protagonisti, che abbiamo rivisto il Klapisch che preferiamo: l'intellettuale curioso e socievole che si guarda intorno e che proprio nel nuovo mondo riscopre l'etica del quartiere e del buon vicinato che aveva reso memorabile in un vecchio e piccolo film come Chacun cherche son chat.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità