Ricchi di fantasia: recensione della commedia con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli

11 marzo 2020
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Un omaggio alla commedia italiana che simpatizzava per gli umili e bacchettava le classi sociali abbienti.

Ricchi di fantasia: recensione della commedia con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli

I colori esplosi, il caldo appiccicoso che rende sterpaglie aride anche i parchi cittadini. È tutto carico, esagerato ed esagitato in questa commedia che vuole ripercorrere bisogni, luoghi e immaginario della commedia all’italiana classica, quella che accompagnava il boom economico alimentando i sogni della piccola borghesia nascente, della povera gente, improvvisamente legittimata non solo a sognare di fare 13 al Totocalcio, ma anche di passare delle settimane in villeggiatura. Il viaggio on the road tipico di questi anni di cinema italiano, potenza anche delle film commission, è quello che porta da una metropoli, in Ricchi di fantasia una Roma cialtrona e sopra le righe, fino alle riva del mare di Puglia. 

Quando il viaggio è di solo andata, poi, lo si può identificare come un cambio di vita, un calcio al presente mediocre di una vita professionale che peggiora invece di crescere, per mandare tutti a quel paese e partire per un altro capitolo, portando con sé pochi selezionati. In realtà su quest’ultimo versante Sergio avrebbe sperato di andar via più leggero, ma la famiglia allargata lo costringe a rivedere le sue speranze. Quello che è certo è che questo geometra caduto in disgrazia, retrocesso a carpentiere, si vuole godere una vittoria alla lotteria legandosi finalmente in maniera ufficiale e cristallina alla sua amante Sabrina, mentre finora i due avevano continuato a far finta di niente con i rispettivi coniugi, ma solo per le ristrettezze economiche.

Peccato che sia tutto il frutto di uno scherzo di un collega, magari di cattivo gusto, ma figlio delle continue prese in giro di Sergio ai limiti della vessazione quotidiana. Non che importi più di tanto, visto che la decisione l’ha presa, il capo l’ha mandato a quel paese e a quel punto il difficile è fatto, la vita bisogna cambiarla comunque andando verso quell’altro paese, in Puglia, sul mare, una specie di Florida per chi vuole ricominciare.

Un viaggio e degli incontri all’insegna dell’assembramento molesto, le famiglie sono sempre caratterizzate in maniera vivida come i già citati colori estivi, anche se più che invitare alla vacanza, o alla risata, rischiano di provocare presto un effetto saturazione e stordimento da luoghi comuni, decibel, personaggi. In questo modo si limita l’effetto del possibile ritratto di cittadini medi alle prese con la crisi ormai quasi perenne, dando un colore rivisitato, più malinconico, a quei ritratti dei vari genitori o nonni di Sergio o Sabrina (Castellitto e Ferilli, che come all’epoca mantengono i loro nomi). Perché all'epoca vivevano nonostante tutto l’ottimismo di un paese che cambiava e si permetteva sogni economici praticabili, nonostante fossero sempre piccole umanità alla periferia dell’onda lunga del miracolo.

Un effetto pontenziale che si perde in troppi rivoli, nella bulimia di lanciare stoccate ancora e ancora, cercando di dare umanità alle classi più umili, ai poveri ma belli in lotta contro i ricchi annoiati e sempre perfidi. Ricchi di fantasia, ma anche persi e scoppiati in preda alle troppe buone intenzioni.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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