Qualcuno salvi il Natale: recensione del film per le feste con Kurt Russell nei panni di Babbo Natale
Netflix si avventura con la produzione di Chris Columbus nel cinema classico per le feste.
Santa Klaus is back in town, e non ci è voluto un oscuro algoritmo elaborato in qualche caverna intrapixel, dove immaginiamo possano risiedere le sinapsi di Netflix. È stata semplicemente la conferma di come il gigante dello streaming non sia più quel generatore di storie coraggiose e controverse degli anni pionieristici, quella che produceva Orange is the New Black, ma una corazzata generalista che ambisce a occupare lo spazio dei grandi canali televisivi per famiglie. Per cui inutile stupirsi di trovare Qualcuno salvi il Natale sulla piattaforma, o pensare possa essere una versione innovativa o il tentativo di superare i film delle feste. Del resto qui a produrre ci pensa Chris Columbus con la sua 1492 Pictures, uno che di classici da Thanksgiving e feste natalizie ne ha prodotti e diretti da sempre, a partire dal patrigno del genere degli ultimi decenni: Mamma ho perso l’aereo.
La ricetta è, dunque, sempre quella ben rodata: le avventure carambolesche di una famiglia declinata con dei pargoli irrequieti e qualcuno che ha particolarmente bisogno di ritrovare lo spirito natalizio. E allora, quale periodo migliore di quello odierno per abbandonare il cinismo imperante in cambio di una buona dose di saccarina sotto forma di dolce delle feste? Quale momento migliore per tornare bambini per superare l’era in cui la versione meno simpatica del Grinch, non verde ma arancione, è addirittura salito al soglio presidenziale americano?
È proprio un apparecchio che segna il livello di spirito natalizio in picchiata a preoccupare Santa Klaus, alias Babbo Natale, in Qualcuno salvi il Natale. E qui veniamo alla scelta vincente del regista, Clay Kaytis, fattosi le ossa come animatore e poi supervisore dei Walt Disney Animation Studios, per i quali ha lavorato, fra gli altri, a Frozen e Ralph Spaccatutto: la scelta di Kurt Russell - “Vivo e in persona, una notte sola” - per indossare i panni rossi più celebri che ci siano. Proprio lui, il disincantato anti-eroe di Fuga da New York e Grosso guaio a Chinatown. Funziona bene, col barbone bianco e una nota di cinismo anti conformista, ma non di più, siamo sempre in un classicissimo Christmas Movie.
Se non lo trovate grasso a sufficienza, sappiate che “i manifesti ingrassano di una quarantina di chili” e, richiesto di intonare il cantilenante ‘oh oh oh oh’, risponde con un molto trumpiano “Questa cosa che faccia così è un mito, una fake news”.
La notte di Natale verrà intercettato, in una casa in cui la morte recente del padre (interpretato da Oliver Hudson, fratello di Kate e figlio di primo letto della compagna da 35 anni di Russell, Goldie Hawn) ha costretto la giovane vedova a lavorare il più possibile, anche la notte di Natale, lasciando a casa i due figli. Teddy è adolescente e sembra indirizzato verso una cattiva strada, incapace di riprendersi dalla morte dell’adorato padre, mentre Kate ha quasi undici anni ed è una ‘true believer’, non ha perso la voglia di credere in Babbo Natale, e con lui nella speranza e nella famiglia. I due aiuteranno l’impegnato supereroe della distribuzione dei regali a superare 'qualche' ostacolo, per innalzare lo spirito natalizio e recuperare il rapporto perso fra fratello e sorella.
Detto di quanto convinca Russell, autoironico e ostinato il giusto, spicca la peperina Darby Camp nei panni di Kate, capace di contribuire alla riuscita di un film che, per poco più di un’ora e mezza, permette a chi lo guarda di sospendere il broncio sofferto della malaugurata età adulta - sempre che non sia un bambino e/o un true believer - proponendosi come alternativa alla visione di classici del periodo come Una poltrona per due o l’incomprensbilie sempreverde delle feste Il piccolo Lord.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito