Piovono polpette, la recensione del film d'animazione della Sony
Dopo Boog e Elliot a caccia di amici e Surf's Up, all'opera terza la Sony Pictures Animation centra stile e originalità con un cartoon scatenato e libero, che diverte con una pioggia di gag e ovviamente di polpette, spaghetti, banane, bistecche...
Piovono polpette - la recensione
Trovare un posto al sole nel panorama dominato dal binomio Pixar – DreamWorks Animation è impresa decisamente ardua. Spesso i tentativi, persi nello scimmiottare le strategie creative e commerciali delle due case, riescono a dire poco di nuovo, pur magari colpendo nel segno con un divertimento onesto, si veda il lavoro sulla saga dell'Era Glaciale ad opera dei Blue Sky Studios. Piovono polpette, opera terza della Sony Pictures Animation, dopo i presto dimenticati Boog e Elliot e Surf's Up, ha una sua dignità superiore ai precedenti ed è degno dell'attenzione dell'appassionato.
La storia, basata su un libro illustrato di Judi & Ron Barrett, narra di Flint Lockwood, sin da piccolo affascinato dalla scienza e dedito a strambe invenzioni: limitato dalla visione della vita sardino-centrica dell'isola sulla quale vive, si oppone al padre che lo vorrebbe erede del suo negozio di esche, dedicandosi freneticamente ad apparecchiature che dovrebbero non solo migliorare la vita di chi lo circonda, ma anche e soprattutto dare un senso alla sua. Quando a sorpresa la sua macchina per trasformare l'acqua in cibo funzionerà, per Flint si apriranno finalmente le porte della gloria, almeno finché il funzionamento dell'apparecchio sarà garantito...
A dispetto della morale risaputa, Piovono polpette riesce perché nel 90% delle scene cerca la risata. A corpo morto. Non si parla della risata ossessivamente citazionistica delle produzioni DreamWorks, né della sofisticata risata d'immedesimazione della Pixar: i registi Phil Lord e Chris Miller (provenienti dalla serie tv Clone High) riescono a rendere Piovono polpette gustosamente autoreferenziale, nonostante l'inchino generico ai film catastrofici però mai appesantito dalla riverenza della parodia minuziosa. Se riferimento ad un'ingenuità anni Cinquanta-Sessanta c'è, è più nel divertito stile grafico, che specialmente a noi italiani non potrà fare a meno di ricordare l'essenzialità del Carosello: il viso del protagonista richiama (forse suo malgrado) Carmencita, il suo corpo improbabile e le sue mani a ciuffo le stilizzazioni di Bruno Bozzetto.
A parte alcune impagabili gag su internet e computer, esilaranti ma significativamente tra le poche destinate ad invecchiare, Piovono polpette trova il suo perché nell'eternità di un mondo inventato con logica sempre smentita, fiore all'occhiello del migliore cartoon americano non-disneyano. Come i migliori episodi di Futurama, può partire dalla satira e dalla parodia, ma le basi nella realtà fungono solo da antipasto, in vista di un approdo chiaro: l'assurdo. E quasi per paradosso, la storia di Flint finisce per commuovere, sottolineando l'unicità del mezzo cartoon, l'unica branca cinematografica in cui un uragano di spaghetti e polpettine è un'emergenza seria.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"