ParaNorman - la nostra recensione della commedia-horror d'animazione
Forte di un’animazione in stop motion di altissimo livello e di trovate azzeccate, ParaNorman è un viaggio in una casa degli orrori che è intelligente coming-of-age.
Un po’ sorprende, che un film come ParaNorman non sia arrivato prima.
Perché, in fondo, il film della Laika diretto da Chris Butler e Sam Fell è assieme punto d’arrivo di una strada già segnata e anello di congiunzione tra vettori paralleli che da tempo giocano a incrociarsi.
Alla base di questa divertente favola morale, che è anche commedia che è anche horror, di cui è protagonista un bambino che “vede la gente morta”, c’è difatti lo storica gioco di attrazione-repulsione che ogni bambino prova per l’oscuro, lo spaventoso, lo schifoso, tratto con un’intelligenza che ne garantisce non solo l’esorcizzazione, ma, anche un positivo cambio di segno.
Infarcito da richiami ai fumetti e al cinema horror degli anni Sessanta e Settanta, a zio Tibia, a Creepshow e Tales from the crypt, all’horror ironico di Sam Raimi e ai cartoni animati di Scooby Doo, con una colonna sonora che mixa sonorità alla Danny Elfman con le tastiere dei Goblin, ParaNorman sembra una storia di pre-adolescenza kinghiana ibridata con un gli stereotipi dei teen-movie.
Uno Stand by Me shakerato con Mean Girls, e servisto ai tavoli di una bettola di Salem.
Nell’affrontare la maledizione di una strega e gli zombie del coloni che l’avevano messa al rogo, infatti, il giovane Norman si troverà a far squadra con amici, nemici e familiari che compongono uno spettro completo (ammucchiato dentro un furgone che pare la Mistery Machine) di figure iconiche, ma non stereotipate, dei film d’ambientazione scolastica, come fossimo in un film di John Hughes.
E, come in quei film (e come in alcune opere di Stephen King), si testimonia e documenta la necessità di un coming-of-age personale e collettivo, di un cambio di prospettiva: in parte già avvenuto (“oh no, i geek hanno preso il comando”, esclama a un certo punto un personaggio), in parte ancora da venire, come quello relativo (e tutt’altro che banale) alla tradizionale e superficiale distinzione tra buoni e cattivi.
Forte di un’animazione in stop motion di altissimo livello e di trovate azzeccate, ParaNorman è un viaggio in una casa degli orrori gradevole e sorprendente, dove i più piccoli si divertono e spaventano, i grandi sogghignano e studiano dettagli e meccanismi, mentre le ragnatele imperanti della trama sono fatte della dolcezza appiccicaticcia e fiabesca dello zucchero filato.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival