Padre Pio: la recensione del film di Abel Ferrara con Shia LaBeouf
Presentato in prima mondiale alle Giornate degli Autori nel corso del Festival di Venezia il nuovo film del regista americano, da tempo residente a Roma, che ha voluto raccontare la storia del frate di Pietrelcina in parallelo con la vicenda dell'eccidio di San Giovanni Rotondo del 1920.
La tensione verso il sacro di Abel Ferrara, ora, va di pari passo con un fervore politico tutto nuovo, molto europeo, sicuramente figlio della sua nuova residenza italiana.
Questo suo Padre Pio, quindi, questo film che sorprende per come, quasi più che sui rabbiosi tormenti spirituali del frate di Pietrelcina, sia anche un film sull'eccidio di San Giovanni Rotondo nel 1920, quando i socialisti che avevano vinto le elezioni amministrative vennero respinti e allontanati dal palazzo del comune con le armi da fuoco dai popolari già fascisti, provocando così quattordici morti e ottanta feriti, ecco, dicevo, questo Padre Pio sembra ed è il film più complessamente pasoliniano di Abel Ferrara.
È scarno, Padre Pio. Essenziale. Quasi superficiale, sembra, all'inizio, complici magari le zoppicanti recitazioni in inglese degli attori italiani del film, il senso di straniamento che ne deriva, e qualche scena e dialogo un po' troppo didascalici e ovvi.
Lentamente, però, Ferrara aggiunge uno spessore fisico al suo film, qualcosa di materiale e materico che, quindi, si fa anche mistico, giocando con le ombre della notte e con quelle dello spirito umano.
Da un lato Ferrara segue il Pio di uno Shia LaBeouf intenso e complesso come lui sa, tormentato dalla sua esaltazione religiosa così come dai fantasmi del suo passato, ansioso di farsi carico dei peccati del mondo ma feroce contro l'uomo (interpretato da un'Asia Argento sempre più sosia di papà Dario) che gli confessa le molestie alla figlia.
Dall'altro mostra la condizione dei contadini, molti dei quali appena tornati dalla guerra, vessati dai pochi latifondisti e spinti dall'ideologia socialista (già destinata alla prima scissione della sua storia, quella che nel 1921 farà nascere il PCI) al sogno di un avvenire diverso, e più giusto.
I paralleli di Ferrara sono arditi, spesso ingiustificati dal punto di vista storico, tanto più che Padre Pio venne accusato, sebbene ingiustamente, di essere stato al fianco dei responsabili dell'eccidio, e che in ogni caso all'epoca di quei fatti era già stimmatizzato.
Il racconto cinematografico, però, è capace di essere, a fasi alterne, vacuo e sfocato, ma anche potente e misterioso e coinvolgente. Specie quando e lì dove Ferrara, con grande abilità, tocca questioni visionarie e miracolose con una lateralità elegante e distaccata che contrasta fortemente con gli eccessi di sottolineature nella dimensione politica.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival