Ovunque proteggimi: recensione del dramma on the road di Bonifacio Angius visto al Torino Film Festival 2018
Un viaggio di due ribelli e marginali lungo la Sardegna.
I ribelli con un profilo da emarginati sono i protagonisti che ama Bonifacio Angius, come ha dimostrato con il film che l’ha lanciato, Perfidia, e ora con il suo nuovo road movie sardo, Ovunque proteggimi, in cui gli emarginati, i solitari, sono una coppia. Alessandro ha cinquant’anni e continua a cantare in bar periferici con ostinata passione, tanto ha la sua camicia luccicante porta fortuna. Fa nottata ubriacandosi e scatena la sua rabbia quando la madre si rifiuta di dargli i soldi per prendere la coca con alcune ragazze. A quel punto viene chiuso in un ospedale psichiatrico. Proprio lì, fra le corsie anonime di pazienti in perdita d’identità si innamora degli occhi malinconici di Francesca, altra anima solitaria e restia a conciliare le sue irrequietezze con gli schemi predefiniti di una società asfissiante.
Sono due ribelli in sonno, pronti a riprendersi in mano il destino, a vivere la vita non dipendendo più da un gratta e vinci fortunato o da un assistente sociale benevola. Partono insieme verso una fuga che ha senso in quanto tale, insieme al bambino di lei che era stato dato in affidamento a un’altra famiglia. Abituali collaboratori del regista, meritano una citazione Alessandro Gazale e Francesca Niedda, che indossano i panni di Alessandro e Francesca con una pienezza assoluta, tanto da non poterli presto più pensare interpretati da altri.
Ovunque proteggimi è una storia di due figliocci di Sal Paradiso, di Bonnie e Clyde o di Thelma e Louise, dal cuore grande quanto la generosità con cui sfidano regole e convenzioni per le persone che amano. Non hanno paura di partire senza aver certezza di dove finiranno, perché è giusto così. L’estate sarda rovente li accompagna in questo road movie classico, per recuperare furiosamente il tempo perso e mettersi a correre verso un’ultima occasione. Angius asseconda queste anime perse dalle poche parole, standogli addosso e volendogli bene, apprezzandoli ancora di più per i loro difetti, indossati sempre con una grande dignità. Hanno paura, non riconoscono il mondo intorno a loro, si sentono in gabbia e riconoscersi li porta a trovare la forza per innescare la miccia, l’amore e la forza di non essere più da soli.
Ovunque proteggimi vale come una carezza mai data, il rimpianto di non avere avuto il coraggio di mostrare a chi abbiamo vicino che non è solo. Caldo come la luce implacabile estiva, è la conferma di un talento nel delineare personaggi pieni e credibili, mai stereotipati, capace di travalicare i generi con uno stile personale immediatamente riconoscibile.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito