One Night in Miami: la recensione dell'esordio alla regia di Regina King presentato al Festival di Venezia 2020
One Night in Miami segna l'esordio alla regia dell'attrice premio oscar Regina King e ci porta insieme a Malcom X, Cassius Clay ancora non Mohammed Ali e altri due grandi esponenti di sport e canzone afroamericani. I quattro si confronteranno, rideranno e si guarderanno in faccia in un momento cruciale della lotta per i diritti umani.
“Non si può più aspettare, la nostra gente continua a morire”. Sono parole che vibrano alte, quelle che Malcom X urla a tre suoi amici, compagni di lotta ed esponenti di una nuova e nascente classe di potere afroamericano, quella sportiva e della musica. Siamo nel 1964, in un motel di Miami in cui i neri sono i benvenuti, messo un po’ meglio delle modeste stanze disposte su due piani lungo le highways, ma non sono certo al livello degli hotel di lusso per bianchi della gaudente città della Florida. One Night in Miami: è questo il semplice e indicativo titolo dell’esordio alla regia dell’attrice Regina King (premio oscar per Se la strada potesse parlare), scritto da Kemp Powers adattando la sua pièce omonima.
È la storia, basata su uno spunto reale, dell’incontro fra Malcom X, Jim Brown, un popolare giocatore di football della NFL, il cantante soul di successo Sam Cooke e Cassius Clay, per celebrare la vittoria a sorpresa di quest’ultimo, solo ventiduenne, del titolo mondiale dei passi massimi subito dopo aver sconfitto, quella sera stessa, Sonny Liston.
“Guardate quando sono bello, non ho neanche un graffio e sono pieno di energia”. Clay era in procinto di annunciare la mattina dopo l’affiliazione alla Nazione dell’islam, organizzazione a cui era legato Malcom X, e conseguentemente la sua conversione religiosa che poi l’avrebbe portato a cambiare nome in Mohammed Alì. I suoi piani di far festa, condivisi da Cooke e Brown, dovranno però quantomeno aspettare perché è dentro la stanza spoglia di Malcom X che vengono accolti dalla sua scorta. Un personaggio che One Night in Miami ci presenta nella sua intimità fragile, in un privato lontano dal grande oratore dalle parole infiammate dei ritrovi pubblici e dei reportage dei media. Ha dei dubbi sulla Nazione dell’islam, da cui ha deciso di separarsi, dovendolo comunicare proprio a Clay, che ha convinto a farne parte. Sa di essere sotto mira, sente che la lotta per i diritti civili procede troppo lentamente e che le ingiustizie non possano più proseguire. Bisognava agire, anche sfruttando risorse cruciali come la popolarità, i soldi e quindi il potere, di star della musica e dello sport come Sam Cooke, Jim Brown e appunto Cassius Clay stesso.
Attraverso il suo racconto di poche ore in una notte speciale, One Night in Miami vuole condensare l’esperienza e la condizione degli afroamericani, ancora una volta alle prese con l’ottimismo di un momento cruciale, ma anche allo stesso tempo con il fallimento alle porte di molte rivendicazioni, alla morte prima di Malcom X e poi della sua versione altrettanto militante ma più decisamente pacifista rappresentata da Martin Luther King. Ancora oggi sono cruciali gli esponenti di sport, musica, spettacolo, cinema, che riescono a entrare nelle case di tutti gli americani, anche quelli più o meno apertamente razzisti, che magari portavano in trionfo la star del football che faceva vincere la propria squadra, ma non lo facevano entrare oltre il portico. “Lo sai, in casa mia i negri non entrano”, come racconta un’agghiacciante scena iniziale del film.
Non che sia cambiato molto, lo ricorda la King nelle note di regia e lo possiamo facilmente riscontrare in quello che succede ormai da mesi in America, tanto che questa lettera di dolore di Regina King rimane anche oggi una lettera militante, come i recenti omicidi di George Floyd, Breonna Taylor e troppi altri continuano a richiedere a voce alta.
One Night in Miami si appoggia su solide performance, ha una impostazione televisiva e non regala niente di notevole dal punto di vista cinematografico, mantenendo le intenzioni di sostenere le tante voci, diventate ormai sempre più spesso urla di piazza, di chi si ribella a secoli di ingiustizie.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito