One Day - la recensione del film
Quando e cosa sia veramente il momento giusto, non è dato sapere. Sicuramente, per Emma e Dexter, il 15 luglio 1988 è il primo giorno del resto della loro vita.
One Day – la recensione del film
Quando e cosa sia veramente il momento giusto, non è dato sapere. Sicuramente, per Emma e Dexter, il 15 luglio 1988 è il primo giorno del resto della loro vita. Quel singolo giorno diventa la finestra dalla quale affacciarsi su una storia che attraversa vent’anni, qualche città, ma un’unica strada possibile. One Day è il racconto intelligente e malinconico di un’alchimia tra due anime disordinate e profondamente uguali e di un legame destinato ad aspettare.
Quando nell’estate del 2010 iniziano le riprese, "Un giorno", il romanzo dello scrittore britannico David Nicholls da cui il film è tratto, è già un caso editoriale mondiale. I lettori più appassionati già si figurano seduti comodi al buio della sala con popcorn in una mano e kleenex nell’altra. Complice forse il (poco noto) percorso da attore e autore televisivo di Nicholls, il romanzo contiene già in sé un’immediata fame di visione, oltreché di lettura. Tutti, scorrendone le pagine, hanno immaginato Emma e Dexter su quella collina di Edimburgo o lungo i canali di Parigi, all’alba del giorno in cui avrebbero finalmente osservato le loro vite dal punto di vista più alto.
A raccogliere la sfida della trasposizione cinematografica è la regista danese Lone Scherfig che, reduce dalla felice collaborazione con Nick Hornby e dalle tre nomination agli Oscar per An Education, si trova stavolta a dirigere un adattamento firmato dallo scrittore del romanzo stesso. Quel David Nicholls che proprio Hornby, mesi prima, ha definito autore “di un capolavoro profondo, coinvolgente e irresistibile”.
Alcuni naturali cambiamenti esistono, ma affrontare la questione della fedeltà al romanzo sarebbe disonesto e in questo caso fuori luogo, visto anche che scrittore e sceneggiatore coincidono. Tanto vale però riconoscere che molta parte dell’immediata adesione emotiva di cui sopra, nel film sembra essersi persa. Quello che sulla carta risultava comunque un continuum naturale e organico, lo ritroviamo frantumato in piccoli sketches opportunamente preceduti da cartelli divisori con tanto di anno di riferimento.
Supportati dalla scelta azzeccatissima degli attori secondari (Patricia Clarkson sì, ma su tutti quel Rafe Spall che molti riconoscono come astro nascente del cinema britannico) Anne Hathaway e Jim Sturgess si rivelano protagonisti armoniosi di questo “Groundhog Day” di una non solo amicizia – non solo amore. Il problema è che lo sviluppo dei loro percorsi individuali non trova, sullo schermo, sufficiente spazio per respirare. Nell’arco di vent’anni li vediamo crescere, Emma e Dexter, ma è come se la successione a “episodi“ procedesse per difetto, spesso senza riuscire ad approfondire alcune sfumature fondamentali per l’evoluzione dei due personaggi. Complici anche i cambi di look e una colonna sonora fedele, più che attraverso una crescita, varchiamo abbastanza fedelmente un’epoca.
Emma e Dexter commuovono come l’incastro perfetto di due persone uguali, che possono darsi davvero solo qualcosa che già gli appartiene. Merito di tono, stile e atmosfere, One Day riesce comunque a restituire un carico emotivo coinvolgente e intimo, ma non del tutto compiuto. La chiusura della storia alla fine arriva, inflessibile, lasciando nell’aria la sensazione che avremmo potuto viverla ad un livello più profondo.