On the Rocks: la recensione del film di Sofia Coppola con Bill Murray

02 novembre 2020
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Bill Murray padre galante ed eccentrico, alle prese con le insicurezze con il marito della figlia Rashida Jones nel nuovo film di Sofia Coppola, On the Rocks, ambientato a New York.

On the Rocks: la recensione del film di Sofia Coppola con Bill Murray

Il cinema di Sofia Coppola mette spesso al centro personaggi incapaci di trovare il proprio spazio in un contesto estraneo, che sia per ragioni geografiche oppure semplicemente caratteriali. Personaggi in bilico fra spaesamento e difficoltà a superare riti di passaggio. Basti pensare alle adolescenti de Il giardino delle vergini suicide, al mondo artificiale in cui girano a vuoto padre e figlia in Somewhere o alla regina Maria Antonietta, proveniente da un mondo straniero e incapace di trovare una propria dimensione nella corte di Francia, e a maggior ragione di comprenderne i sudditi. Ma vale anche per la giovane Scarlett Johansson, che nel miglior film di Sofia Coppola, Lost in Translation, unisce lo smarrimento personale legato al rapporto con il marito, al jet lag e all’isolamento geografico di trovarsi in piena solitudine, all’interno di un grande hotel in un grattacielo di Tokyo. Il film era la storia, piena di eleganza e quasi sospesa in aria e nel tempo, dell’amicizia inattesa con Bill Murray, star del cinema ormai in declino.

Quest’ultimo torna a confortare un giovane piena di dubbi, prima su sé stessa che sul marito, in On the Rocks, giocando questa volta in casa, a New York, dove Laura (Rashida Jones) interpreta, con magnetica grazia, una scrittrice dalla vena creativa interrotta, da pochi anni sposata con Dean (Marlon Wayans) e con due figli. Lui è in rampa di lancio con la sua nuova società, una start-up tecnologica in cui condivide con colleghi e, soprattutto, colleghe assai motivate molti viaggi in giro per gli Stati Uniti. Proprio queste sue trasferte continue, e un paio di possibili indizi, spingono Laura, insicura, a confidare la paura di essere tradita con il padre, Felix (Bill Murray), un Don Giovanni impenitente, nonostante l’età, da decenni divorziato dalla madre di Laura, sempre elegante e portato per istinto irrefrenabile a flirtare con qualunque donna incontri, con non poco imbarazzo dell’adorata figlia.

Avrete indovinato come il protettivo Felix si offra, senza sentire obiezioni da parte della figlia, di indagare sulle possibili scappatelle del genero. L’occasione, per lui, più che altro di passare del tempo (di quantità e qualità) con la donna su cui vorrebbe fare più colpo, la figlia. I due a questo punto girano nella notte newyorkese, come fossero Woody Allen e Diane Keaton in Misterioso omicidio a Manhattan, fermandosi a bere una cosa in quell’istituzione che è il bar dell’Hotel Carlyle, come viene raffigurato nel manifesto del film, idealmente a un paio di stanze di distanza da dove proprio Woody Allen suona il clarinetto con la sua band, praticamente ogni settimana, da decenni. Perché On the Rocks è anche un omaggio alla città di New York, spesso notturna e lunare, ai suoi spazi e ai suoi silenzi, soprattutto alle ampie finestre dei loft dei quartieri di Soho e Tribeca, ben più di moda dell’Upper East Side al centro del cinema di Allen.

Laura è il prototipo dell’intellettuale liberal della costa est, gira con una maglietta della The Paris Review, ha in casa gli adesivi della campagna presidenziale di Bernie Sanders nel 2016 e fa acquisti con una borsa della libreria Strand. La visione di Felix del mondo, invece, oltre che del maschio all’interno della natura, non è proprio in linea con i tempi. “Gli uomini sono obbligati a lottare per dominare e mettere incinta tutta le femmine”, dice per esempio alla figlia, seppure con un ghigno ironico alla Murray. 

On the Rocks è un film di sguardi (su tutti quelli, rassegnati, con cui lei guarda lui, e quelli, adoranti, con cui lui guarda lei) e accorate, seppur silenziose, richieste di aiuto. Un anziano che si ostina a vivere la vita come un gioco e una giovane troppo rassegnata alla diffidenza per sorridere di gusto. Sulle note (di famiglia) dei Phoenix, rimaniamo ipnotizzati da una prima ora in cui On the Rocks vola alto sulle note malinconiche che ci ricordano le luci e i bicchieri di whisky (on the rocks) di Lost in Translation, mentre perde successivamente i propri punti di riferimento abbandonando per un poco la grande mela, ma anche il delicato equilibrio fra ironia e spaesamento esistenziale che era riuscito a creare.

On the Rocks
Il Trailer Ufficiale del Film - HD


  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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