Nurse 3d: recensione dell'horror erotico con Paz de la Huerta
Girato nel 2013, questo b-movie che abbraccia volutamente il trash risuona in modo particolare in questi anni di #MeToo. Anche perché la sua protagonista è una delle grandi accusatrici di Harvey Weinstein...
Ridotta all'osso, la trama di Nurse 3D è quella di un'infermiera psicopatica e supersexy che se na va in giro in abiti provocanti a sedurre e ammazzare gli uomini che tradiscono le loro mogli o fidanzate (c'entra un trauma infantile, ma non stiamo a entrare nel dettaglio). Poi l'infermiera s'invaghisce di una giovane collega, che però sembra rifiutare la sua "amicizia" e le cose si complicano, ma il nocciolo della questione rimane quello lì: la psicopatica sexy in divisa da infermiera, vestini attillati e poca biancheria intima che ammazza chi non rispetta le donne.
A interpretare l'infermiera del titolo è Paz de la Huerta, che dopo questo film ha visto quella che pareva essere una promettente carriera (aveva pur sempre lavorato per Jim Jarmush, Abel Ferrara e Gaspar Noé, e nella serie prodotta da Scorsese, Boardwalk Empire) deviare verso una serie di titoli di serie b o anche inferiori. Forse non per caso e forse non solo per suoi demeriti.
In una scena del film - perdonatemi lo spoiler, che è del tutto insignificante, e se vi arrabbiate lo stesso sono fatti vostri - la nostra Paz, con indosso unicamente un reggiseno push-up di pizzo bianco in stile Victoria's Secret, incide con un bisturi tre lettere sul petto di una delle sue vittime.
P - I - G. Pig.
Che, lo sapete meglio di me, in inglese significa maiale. Porco. In questo caso non in senso letterale ma figurato.
Ora, col senno di poi - il film ha è uscito nel 2013, anche se era stato terminato un paio d'anni prima -, è difficile non guardare Nurse 3D e non pensare di continuo al #MeToo.
E, soprattutto, difficile non vedere la scena con l'incisione del petto e non pensare che mentre la girava Paz de la Huerta, guardando il povero Judd Nelson, stava forse in realtà pensando fortissimo a Harvey Weinstein, l'orco di Hollwood, di cui la nostra è diventata una delle più ferventi accusatrici, testimoniando di fronte a polizia e procura newyorchese di essere stata violentata due volte da lui nel 2010.
Facendo qualche calcolo, poi, si potrebbe notare che se Nurse 3D è stato quasi due anni in misteriosa attesa di un distributore (che poi è stata la Lionsgate), significa che è stato terminato alla fine del 2011. Che è l'anno successivo al 2010. Ma questa sarebbe sciocca dietrologia.
Torniamo al film, quindi. Alla sua trama, a Paz de la Huerta, ai tanti nudi più o meno coperti digitalmente che concede e che concede anche - in misura minore - anche Katrina Bowden, l'attrice che interpreta l'oggetto del desiderio dell'infermiera destinato a diventare la sua antagonista.
Torniamo a un film che è chiaramente un b-movie, uno di quelli che a tratti sfocia nel camp più dichiarato e nel trash più esplicito, in maniera però così evidente e così beffardamente controllata da non farlo mai in maniera involontaria.
Tra una tetta e uno zampillo di sangue, una chiappa e una falsa identità, una scena lesbo e una morte incidentale che tale non è, Nurse 3D gioca con una messa in scena esagerata e fumettistica, amiccando al thriller pulp molto prima che all'horror: un horror che forse non arriva mai davvero, se non in certi momenti vagamente splatter nel prefinale di un film che non dimentica mai nemmeno per un istante l'importanza dell'ironia e dell'autoironia. E che usa bene il corpo e la recitazione (magari non da Oscar, quello no, ma funzionale al personaggio) di Paz de la Huerta.
Che, a sua volta, avrebbe dovuto essere un po' più autoironica quando i realizzatori del film hanno deciso di far incidere a un'altra attrice tutta la sua voce narrante, invece di fargli causa.
E anche noi che guardiamo, se invece di fare quelli un po' rigidi e bacchettoni e stare a guardare la scemenza della trama, certa fissità dei personaggi e dei loro interpreti, e la complessiva aleatorietà del tutto, ci abbandoniamo al film, e ci concentriamo sulla sua ironia e il suo essere sexy in modo sfacciato, tutto sommato riuscito e un po' volgarotto (che qui male non sta), scopriremo che c'è da divertirsi. In maniera del tutto disimpegnata, e un po' scema, certo: ma a volte ci vuole.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival