Nessuno mi troverà - la recensione del docufilm sulla scomparsa di Ettore Majorana

15 aprile 2016
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Tra documentario e fiction, un affascinante sasso gettato nello stagno del mistero che accompagna il geniale fisico teorico, collaboratore di Enrico Fermi.

Nessuno mi troverà - la recensione del docufilm sulla scomparsa di Ettore Majorana

La scomparsa nel marzo 1938 del geniale fisico teorico Ettore Majorana, a soli 31 anni, è uno dei tanti misteri irrisolti del nostro paese. Ma a differenza di molti altri è un mistero privato, diventato pubblico per la fama del giovane professore e per l'irreprimibile e morboso desiderio popolare di impicciarsi dei fatti altrui (come dimostra il successo di trasmissioni come Chi l'ha visto?, che tra l'altro si è occupata a più riprese anche di lui). Il fatto che quasi 80 anni dopo ci sia ancora tanto interesse per l'argomento si deve alla straordinaria e quasi preveggente capacità immaginativa di Majorana (le cui ricerche sui neutrini costituiscono la base di attualissime sperimentazioni) e al fascino esercitato dall'enigma della sua personalità e di una sparizione preannunciata, smentita, accompagnata da tracce ambigue che nel corso degli anni hanno dato vita a innumerevoli ipotesi provenienti da fonti più o meno illustri (un nome per tutti, Leonardo Sciascia), ciascuna delle quali contiene una particella di verità ma dalla cui teoria manca l'incognita capace di verificare l'ipotesi senza ombra di dubbio.

Sulla base delle descrizioni di chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui si è costruito il ritratto di un personaggio brillante ma cupo, scontroso, isolato, incapace di fare squadra: sarebbe per questo che, pur lavorando col gruppo dei cosiddetti ragazzi di via Panisperna - apprezzato e appoggiato dal “Papa” Enrico Fermi, l'uomo che concepiva solo la fisica nella sua vita, di cui Majorana, il “Grande Inquisitore” era agli antipodi come carattere, personalità e interessi – ne resta sempre ai margini e alla fine se ne distacca, compiendo scelte anche sorprendenti. Nelle foto che vediamo in Nessuno mi troverà, il documentario realizzato da Egidio Eronico con una passione di vecchia data e uno sguardo cinematografico che lo distacca dal molto che si è detto scritto e visto in materia, solo una volta lo si vede sorridere. Colpiscono il suo volto antico dalla pelle scura, i capelli nerissimi e gli occhi di grande profondità (il collega Amaldi lo descrive come “un saraceno”).

Quest'enfant prodige messinese, piccolo genio della matematica a lungo educato in casa dal padre, prima di trasferirsi a Roma dai Gesuiti e poi al liceo, dove si diploma a 17 anni per proseguire la sua brillante carriera universitaria, a noi ricorda per genialità e inquietudine personaggi come Mozart e Kafka, che hanno difficoltà per la loro qualità di eccezionali alieni a trovare posto nel mondo, mentre Eronico lo assimila a Maurice Ravel e alle creature cinematografiche di Orson Welles, le cui radici sono da ricercare in Shakespeare, che Majorana amava molto. In una delle sue ultime, misteriose lettere al professor Carrelli, con cui lavorava all'Università di Napoli prima di sparire per sempre, cita anche Ibsen, confermando il suo ritratto di intellettuale a tutto tondo, dotato di un sottile senso dell'umorismo e decisamente fuori posto in un mondo teso alla sperimentazione diretta e in fondo brutale di scoperte che hanno cambiato per sempre la nostra vita nel bene e che in un certo senso “sporcava” quella che a lui doveva apparire come l'elegante danza della natura, la misteriosa armonia di un universo invisibile ai più e meravigliosa agli occhi di chi riusciva ad immaginare e a vedere l'infinitamente piccolo.

Nessuno mi troverà (da una frase di Arthur Schopenauer) si apre come un noir, un mystery, con le bellissime illustrazioni in bianco e nero di Leomacs animate da Massimo Ottoni, che ci presentano un uomo, Ettore, avvolto dal fumo di una sigaretta, e ce ne raccontano per tutta la durata i gesti che conosciamo e quelli che possiamo immaginare, fino al suggestivo ed enigmatico finale. Diviso in capitoli, con una bella narrazione letta dalla voce del figlio d'arte Marco Foschi, ricchissimo di documenti forniti dall'Istituto Luce e non solo e di interviste che non diventano mai troppo specialistiche e alienanti, montato in modo stringente e accompagnato da musiche di ritmica intensità, Nessuno mi troverà apre un nuovo spiraglio sulla vicenda di un genio pieno di umane contraddizioni e offre spunti di lettura senza pretese di fornire ulteriori, assiomatiche risposte. Per questo è in grado di affascinare e catturare, con la sua forma ibrida, anche l'attenzione di chi di fisica non sa nulla. Che Majorana sia morto suicida, che si sia ritirato in convento, abbia vissuto una nuova vita in Germania o in Argentina, poco importa: quello che conta è che nessuno – come sa benissimo il regista - di fronte al gigantesco punto interrogativo che chiude la sua vita, potrà mai dimenticarne l'esistenza.

Nessuno mi troverà
Il trailer del film - HD


  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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