Natale a Londra: recensione del film con Lillo, Greg, Paolo Ruffini e Nino Frassica
Ritmo serrato, trama ambiziosa, comicità verbale e slapstick. Il film vuole staccarsi dalla concorrenza.
Ritmo serrato, trama ambiziosa, comicità verbale e slapstick. Natale a Londra - Dio salvi la regina punta alto per staccarsi dalla concorrenza sperando che il pubblico se ne accorga e inneschi un buon passaparola. Con gli esterni girati nella costosa metropoli inglese e altri set allestiti a Roma tra Cinecittà World e Palazzo Brancaccio, il regista e co-sceneggiatore Volfango De Biasi tiene le redini di una storia che scalpita dall’inizio alla fine.
Rapire i cani della regina Elisabetta II intrufolandosi dentro Buckingham Palace è un plot degno di un film alla Ocean’s Eleven e, infatti, la strizzatina d’occhio la si coglie più di una volta. L’omaggio al genere action comedy americano funziona bene grazie a Lillo e Greg, Nino Frassica, Ninetto Davoli, Uccio De Santis e Vincent Riotta, attori con la giusta verve per essere divertenti tanto individualmente quanto nel quadro della parodia. Allo stesso modo Paolo Ruffini e Eleonora Giovanardi interpretano gli opposti che si attraggono, lui uno sous chef senza palle, lei una donna che non le manda a dire.
Natale a Londra non teme di mettere troppa carne al fuoco, anche se in parte lo fa. Le forti caratterizzazioni dei personaggi reggono l’impianto farsesco, ma la quantità di personaggi coinvolti si fa sentire. Narrativamente la storia cerca di dare spazio a tutti e qualche alleggerimento non avrebbe guastato, è vero altresì che la gestione corale è equilibrata all’interno del susseguirsi degli eventi. Si ride con battute a bruciapelo (quella su Brexit è memorabile), con gag visive, con i calembour di Frassica e con una scazzottata che ricorda nostalgicamente i tempi di Bud Spencer e Terence Hill.
- Giornalista cinematografico
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