Main dans la main - la recensione del film di Valérie Donzelli
Acclamata internazionalmente per La guerra è dichiarata, la francese torna con un film che ne conferma caratteristiche e un’idea di cinema, molti dei pregi ma anche alcuni dei difetti che passavano maggiormente inosservati nel suo esordio.
Acclamata internazionalmente per La guerra è dichiarata, Valérie Donzelli torna con un film, Main dans la main, che ne conferma caratteristiche e un'idea di cinema, molti dei pregi ma anche alcuni dei difetti che passavano maggiormente inosservati nel suo esordio. Commedia romantica musicale, per quello che questa definizione possa significare, Main dans la main è un film che parte da un presupposto magico e paradossale, un bacio che fa scattare un legame fisicamente magnetico e indissolubile tra un giovane vetraio e la direttrice dell'Opera de Paris, e si appoggia ad una lunga serie di situazioni di contorno legate alla coppia principale, per raccontare il complesso spettro delle relazioni sentimentali, intese in senso ampio e libero.
Mantenendo lo stile dinamico e vitale che aveva caratterizzato La guerra è dichiarata, ma priva della tematica forte e coinvolgente che quel film trattava, Valerié Donzelli si aggrappa alla freschezza progressista del suo sguardo e a una serie di vezzi e vezzosità tutti transalpini, che rischiano di limitare l'universalità della storia che racconta. Peccato, perché le riflessioni sull'amore e sui legami di Main dans la main sono tutt'altro che vezzose o banali, nella loro sostanza. All'amore, nelle sue più differenti declinazioni, Main dans la main è infatti una sorta di inno. A patto, però, che sia figlio però della scelta e della consapevolezza; che sia libero da dipendenze e costrizioni spesso autoimposte, che sia capace anche di liberarsi dalla pur dorata gabbia del colpo di fulmine per giungere alla libertà spaventosa che solo attraverso la valutazione matura e il rispetto della singolare indipendenza può garantire.
La Donzelli si ritaglia un ruolo da comprimaria, e così facendo riduce l'apporto di smorfiettine e di iperdinamismo al suo film, e lascia invece campo libero allo stile più leggero e nonchalant del suo ex compagno Jérémie Elkaïm e allo charme austero di Valérie Lemercier, capaci di una buona intesa e di reggere all'impatto di situazioni non facili, supportati dalla regista e da Béatrice De Staël nei panni di coloro i quali devono distaccarsi loro malgrado dalla nuova, inseparabile coppia. Ma nel complesso, se la leggerezza ariosa e la voglia irrefrenabile di vita e di futuro avevano svolto una funzione unicamente positiva di fronte al trauma narrativo de La guerra è dichiarata, in Main dans la main finiscono per spingere la Donzelli a superare i limiti di velocità, a non dedicare la giusta attenzione a certi aspetti e dettagli della storia. A ricoprire della solita allegria ultrapop e un po' isterica una vicenda che, questa volta, di quello avrebbe benissimo potuto fare a meno.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival