Lo Schiaccianoci 3D - la recensione del film Andrei Konchalovsky

30 novembre 2011
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Complice una notte di Natale speciale, Lo Schiaccianoci ci conduce diretti nell'amatissima favola di un giocattolo che si anima, di fiocchi di neve che ballano e di una bambina che ha come unico desiderio quello di credere che tutto sia possibile.



C'è nella favola quel bisogno ostinato e verissimo di trovarsi in un non luogo magico dove l'unico limite è quello della propria immaginazione. Dove non esistono spazi vuoti che rimbombano, ma solo il tutto intorno e gli specchi da oltrepassare per raggiungere mondi colorati fuori dai margini. Complice una notte di Natale speciale, Lo Schiaccianoci ci conduce diretti nell'amatissima favola di un giocattolo che si anima, di fiocchi di neve che ballano e di una bambina che ha come unico desiderio quello di credere che tutto sia possibile.

Ci si crede ancora nelle favole? Andrei Konchalovsky ci crede tanto da aver fatto di una tra le più popolari composizioni della tradizione fiabesca, un film in 3D. La magia (neo)tecnologica si fonde con lo scheletro di una storia antica e nota a tutti e si fa accompagnare a braccetto da un regista che, nonostante la "sacralità" dell'opera originale, mantiene forte la sua autonomia interpretativa. Anche se molti ricordano solo il suo periodo americano (quello dello Stallone di Tango & Cash), il regista russo ha in realtà alle spalle studi di conservatorio che sembrano avergli lasciato in eredità un modo di toccare gli oggetti che è come farli suonare. Il celebre balletto de Lo Schiaccianoci, portato in musica a fine Ottocento da Chaikovskij insieme al coreografo russo Marius Petipa, arriva quindi sul grande schermo in una forma che non può definirsi come musical, ma nella quale la musica è materia fondante. L'atmosfera generale è quella di una ballata dal sapore antico modernizzata da una tecnologia che forse non gli appartiene e che viola il patto con l'istituzione del suo libretto, reso a tratti più dark, a tratti più frivolo.

Certo è che, seppur firmati dal premio Oscar Tim Rice (suo, tra gli altri, il testo di Can You Feel The Love Tonight del Re Leone musicata da Elton John), gli arrangiamenti dei brani vocalizzati (e spesso trasgrediti) di Chaikovskij, non sembrano proprio essere la grande fortuna del film. Almeno nella loro versione italiana. Uno su tutti la celebre "Danza della Fata Confetto", che diventa un irriconoscibile motivetto sulla teoria della relatività cantato da Nathan Lane, lo zio dalle sembianze Einsteiniane. Il cast di attori, quello sì, è ben composto. Elle Fanning veste deliziosamente i panni della piccola protagonista che sogna, nel grigio sotto le palpebre, di salvare il mondo di giocattoli minacciato dalle forze oscure: il Re dei Topi John Turturro (spaventosamente agghindato alla Andy Warhol) e la Regina Topo che ha il volto teatralissimo di Frances De La Tour. Elementi armoniosi, loro, dello spartito magico della favola Natalizia per eccellenza.




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