Linda e il pollo, la recensione dell'esuberante film di animazione
Linda e il pollo, diretto da Chiara Malta e Sébastien Laudenbach, è una sarabanda familiare animata divertente, che non disdegna temi profondi, ma inneggia alla leggerezza. La nostra recensione.
Mamma Pauline, rimasta vedova precocemente, decide che è stata sua figlia Linda a farle sparire un anello al quale teneva particolarmente, ma si è sbagliata. Linda, bambina volitiva e orgogliosa, a quel punto pretende che la mamma si faccia perdonare... preparando il pollo ai peperoni che era la specialità del babbo. Unico problema: in Francia c'è lo sciopero generale, e non si trova un pollo nemmeno pagandolo!
C'è qualcosa di davvero magico in Linda e il pollo, diretto da Chiara Malta e Sébastien Laudenbach, che ne ha curato anche la direzione dell'animazione. L'immagine è ciò che si nota prima di altri necessari dettagli narrativi, ma è inevitabile: la direzione artistica del film rinnega ogni tipo di naturalismo, incuriosisce e affascina puntando a un'essenzialità manuale simbolica, dove il colore domina la linea di contorno in modo deciso, a volte persino cancellandola. I personaggi di Linda e il pollo sono monocromatici, seguendo certamente uno studio sulla psicologia dei colori, segnalando in modo subconscio allo spettatore la loro essenza: valga come esempio, Linda è un giallo intenso, sua madre è arancione, quasi nascondesse in sé quella parte di Linda che la vita le ha un po' seppellito. Come pubblico siamo guidati a liberarci delle convenzioni più frequentate dal cinema di animazione (almeno sotto forma di lungometraggio), quando nei campi lunghi il colore dei personaggi li avvolge letteralmente come un'aura, che illumina l'aria immediatamente loro circostante. A questo convinto gioco tra linea e colore fanno da contrappunto fondali acquerellati e non pieni di particolari, con elementi che ne suggeriscono la funzione narrativa e poetica, senza mimare il reale.
Allo stesso tempo, di realtà ce n'è però tanta in Linda e il pollo: la presenza / assenza del babbo è palpabile attraverso tutta la storia, anche quando le scene non sono espressamente dedicate a lui in flashback. È sottilissimo in modo in cui la sceneggiatura suggerisce il modo in cui elaboriamo il lutto, lasciando che l'idea della persona scomparsa diventi pervasiva delle vite di chi rimane: la specialità di papà, cucinata per moglie e figlia, è l'incarnazione perfetta dell'amore, quindi la sua preparazione va perseguita persino contro ogni comportamento corretto e socialmente accettabile. Quasi all'enormità della morte si rispondesse con uno spirito anarchico e liberatorio altrettanto certo e sicuro: lo definiremmo quasi "politicamente scorretto", se non avessimo paura di quello che s'intende oggi con quell'espressione, e se non sapessimo che l'infanzia vera è sempre scorretta. Per definizione. E il film non s'impantana mai nella didattica. Il musical affiora qui e lì, però non diventa una svilizzazione del tema, anzi incarna a maggior ragione il rispetto per la vita, per quella che non c'è più del papà e per quella che custodisce il segreto della ripartenza, la vita di Linda, di una bambina.
Linda e il pollo prende una strada molto coraggiosa, perché non ha paura del rischio di compromettere la serietà del suo tema con un registro via via sempre più farsesco e scatenato, popolato di personaggi caratterizzati con ironia caricaturale. La regista ha parlato di Peter Bogdanovich, però non è difficile sentire echi della commedia alla Francis Veber o Louis de Funès. Nel crescendo la vitalità contagiosa di Linda e dei suoi amici non solo si oppone all'idea di una sconfitta, ma fa sì che l'inseguimento del pollo diventi catalizzatore di tutta la voglia d'infanzia e allegria che cova in alcuni adulti, anche i più frustrati come la sorella maggiore di Pauline, Astrid. Il loro rapporto indissolubile ma conflittuale, seppur non centrale in questo film, ce ne ha riportato in mente un altro, raccontato in un lavoro animato del 1986 che giocava con linea e colore in modo meno estremo ma altrettanto efficace: Anna & Bella di Borge Ring. Ecco, se Linda e il pollo riesce a conciliare la profondità di sentimenti con il caos comico, è proprio grazie all'elemento unificante della stilizzazione, che il mezzo dell'animazione ha il potere di incarnare senza nessuna fatica, quando ci si ricorda di abbracciare la libertà creativa che garantisce.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"