Life Without Principle - la recensione del film di Johnnie To
09 settembre 2011
Quel che Johnnie To ancora non aveva girato era un thriller-melò finanziario: ma con Life Without Principle, la lacuna viene colmata.

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Life Without Principle - la recensione del film di Johnnie To
In carriera, Johnnie To ha fatto un po' di tutto. Nella sua lunga filmografia esitono titoli molto diversi gli uni dagli altri, che toccano svariati generi, puri o ibridati: dall'azione, al noir, alla commedia romantica, al dramma.
Quel che il regista di Hong Kong ancora non aveva girato era un thriller-melò finanziario: ma con Life Without Principle, la lacuna viene colmata.
È difatti sullo sfondo cupo e opprimente della crisi economica internazionale che ancora ci attanaglia che To costruisce il palcoscenico di una vicenda che, se da un lato è specchio del presente, dall'altro è l'ennesimo ragionamento etico e morale proveniente dalla sua opera cinematografica.
Ecco che Life Without Principles si aggrappa a tre protagonisti principali per ritrarre un microcosmo di persone le cui vite sono irrimediabilmente e inevitabilmente toccate dai piccoli e grandi problemi legati al denaro e alla sua mancanza.
Chi fa il consulente finanziario in banca stenta a raggiungere gli obbiettivi prefissati, e di conseguenza mette in difficoltà piccoli risparmiatori spinti verso investimenti a rischio. Chi deve comprare casa si trova costretto ad affrontare problemi di anticipi e mutui. Persino gli appartenenti alle Triadi hanno problemi di liquidità: e in questo panorama, a prosperare sono gli usurai.
Al di là del ritratto di difficoltà diffuse e globali, degli incastri e degli equilibri architettonici narrativi e formali, che To gestisce con la consueta eleganza nonostante qualche pesantezza iniziale, è proprio nella questione relativa alle reazioni degli individui nei confonti del denaro, delle sue potenzialità corruttive, che il film vorrebbe vedere il suo vero cuore. Nel dilemma morale su quel che si è disposti a fare per avere i soldi di cui si ha bisogno o si desiderano.
Non sorprende allora che uno dei personaggi chiave di Life Without Principle è proprio il personaggio che questi principi morali li ha, il Pantera di Lau Ching Wan: membro delle triadi che continua a ritenere che lealtà e correttezza siano più importanti del profitto. Anacronisticamente ma, in definitiva, vittoriosamente.
Ma se To è morale e non moralista, e se non mette ipocritamente da parte il peso e l'importanza del denaro, le possibilità che esso garantisce (si veda la conclusione della parabola della consulente finanziaria che deve decidere se occultare una grossa somma in contanti o meno), è anche vero che il suo film non ha la forza né cinematografica né, appunto, morale, cui ci ha abituati con i suoi lavori migliori.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival
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