Le avventure di Tintin, la recensione del film

28 ottobre 2011
3.5 di 5

Il popolare fumetto Tintin diventa un film in 3D e performance capture diretto da un entusiasta Spielberg.

Le avventure di Tintin, la recensione del film

Le avventure di Tintin - il segreto dell'unicorno, la recensione del film di Steven Spielberg


Il reporter Tintin, in compagnia del fedele cane Milou, s'imbatte per caso in un modellino di nave che contiene strani indizi: nel tentativo di anticipare nella caccia al tesoro un infido personaggio, incontrerà il simpatico e perennemente sbronzo capitano Haddock, col quale instaurerà un'amicizia all'insegna dell'avventura.
Le avventure di Tintin è un film che finisce per avere un significato particolare per Steven Spielberg prima ancora che per il pubblico o per gli appassionati del fumetto del belga Hergé dal quale è tratto. Anche se fino ad ora non si era mai cimentato in una regia nell'ambito, Spielberg sin dagli anni Ottanta si era impegnato nei cartoon in qualità di producer. A guidarlo in quel territorio non c'è stata negli anni soltanto una passione, ma forse anche il fascino per la creazione di uno sguardo libero dai limiti fisici della ripresa dal vero, al quale il regista è comunque sentimentalmente altrettanto legato. Il performance capture, la tecnica che prevede la "registrazione" degli attori che guidano modelli 3D inseriti in un mondo digitale, dev'essere sembrata a Spielberg l'occasione migliore per mettere da parte eventuali timidezze, la sintesi che rompe il ghiaccio. Come l'ex-protetto Zemeckis nei suoi Polar Express o Christmas Carol, visivamente Steven cerca per gran parte del film di levarsi soddisfazioni: piazzare la macchina da presa esattamente dove vuole (e dove non potrebbe in un vero teatro di posa), concatenando diverse inquadrature in piani sequenza vertiginosi che si avvantaggino delle macchine da presa virtuali. C'è però un valore aggiunto che differenzia il lavoro svolto dalla sperimentazione a volte puramente tecnica di Zemeckis: Spielberg più che esplorare espande proprie idee.


In Tintin l'autore spinge all'estremo alcune sue soluzioni all'epoca pionieristiche nella coreografia delle scene d'azione: c'è un combattimento ritmato da una miccia accesa come nei Predatori dell'Arca Perduta, gli inseguimenti sembrano non aver fine come sui carrelli del Tempio Maledetto, e c'è persino un sidecar come nell'Ultima Crociata. Indiana Jones non può non venire in mente, e forse il rischio qui è di cantare involontariamente il requiem per un cinema d'avventura dal vero che per stupire il pubblico voglia fare a meno della CGI. D'altro canto questo è un paradosso in Tintin più digeribile che nel goffo quarto exploit di Indy, perché nell'universo di Hergé gli sbandamenti verso il cartoon e l'animazione risultano chiaramente naturali. Spielberg s'inchina ai recensori francesi che all'epoca dei Predatori lo paragonarono a un per lui sconosciuto Tintin, prendendo la palla al balzo per farsi perdonare le incertezze del Teschio di cristallo, anche se non lo ammetterà mai. Per quanto riguarda l'adattamento del fumetto in sé, ci sarebbe di che dibattere sulla resa in 3D quasi fotorealistico di quella “linea chiara” (ligne claire) ultrabidimensionale di cui Hergé fu creatore. Se nella maggior parte dei personaggi la metamorfosi non pesa – e in particolare l'Haddock di Andy Serkis è davvero da applausi – proprio il protagonista, fuso col volto di Jamie Bell, perde forse quella delicatezza di tratto diventando in automatico più saccente e meno delicato: senza voler nulla togliere alle sceneggiature perfette di Hergé, si capisce da questo problema, per contrasto, quanto la dolce forma grafica del cartoonist belga fosse realmente inimitabile e nodale per le sue atmosfere. Con Tintin Spielberg gioca, sperimenta e si autocita, ivi compresa una sequenza dei titoli ammiccante a quella di Prova a prendermi: lo spettatore non troppo esigente troverà tre o quattro sequenze che valgono il prezzo del biglietto e un entusiasmo contagioso, il fan del fumetto apprezzerà l'omaggio sincero ma rimarrà forse legato alla sua pagina evidentemente non proponibile nei suoi dettami stilistici al pubblico di un blockbuster attuale. In entrambi i casi, il bilancio della difficile operazione non è comunque in passivo.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
Suggerisci una correzione per la recensione
Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
lascia un commento