La scomparsa di Eleanor Rigby - la recensione del film con Jessica Chastain e James McAvoy

17 maggio 2014
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L'ambiziosa storia d'amore fra due giovani colpiti da un lutto.

La scomparsa di Eleanor Rigby - la recensione del film con Jessica Chastain e James McAvoy

Per la sua opera prima il regista newyorkese Ned Benson ha scelto di raccontare il tema più abusato e difficile di tutti: cosa succede quando una coppia che si innamora e vive con felicità il suo amore si sfalda. Un’equazione irrisolvibile, che prevede come fattori almeno tempo + quotidianità + troppe cose poco chiare. Benson ha voluto cercare di capire quali con un progetto dalla gestazione lunga dieci anni, che è diventato molto caro anche alla produttrice, grande amica e protagonista Jessica Chastain.

Se qui parleremo di una versione di due ore, che ha come sottotitolo Them, ne esistono altre due viste dal punto di vista di Lui e di Lei. Tanto che viene voglia di vedere la versione integrale, di tre ore, anche per la sensazione che nel sintetizzare la storia l'effetto collaterale sia un accumulo di scene madri, lasciando da parte quelle apparentemente minori, di raccordo, che però aiuterebbero probabilmente a costruire meglio i due personaggi.

Ma chi sono questi due trentenni? Sintetizzando li si potrebbe definire la dimostrazione di come spesso gli amore più assoluti sono fra due persone molto diverse. Eleanor (Jessica Chastain) viene da una benestante famiglia di artisti amanti dei Beatles (ecco perché il suo nome), ha studiato antropologia, mentre Conor (James McAvoy) è un ristoratore agli inizi, che cerca di diversificare il suo locale per allontanarsi dal padre, a sua volta imprenditore del settore.

Si sono conosciuti, amati e sposati. Hanno avuto un figlio che è morto tragicamente molto piccolo. Un dramma che seguiamo attraverso la loro elaborazione del lutto, partendo dalla scomparsa del titolo di Eleanor, che torna dai suoi e sembra non voler più sentir parlare di suo marito.

L’elaborazione del lutto può passare attraverso un altro come la fine di un amore? Sono delicati gli equilibri in gioco ne La scomparsa di Eleanor Rigby, che si appoggia su degli ottimi interpreti e sul tentativo di catturare momenti di verità. Una scommessa che ci pare riuscita, con gli sbalzi credibili e gli errori seriali di un gruppo di anime smarrite che al massimo ogni tanto “possono fare finta”, che non riescono a parlare di quello che ha sconvolto loro la vita.

Proprio nelle interazioni sempre istintive di lei, nei i suoi comportamenti talvolta incomprensibili, che il film riesce a coinvolgere, irritando e commuovendo, pervaso da un tono lieve e ironico che sopravvive anche alla tragedia e al lutto. Un viaggio emotivo imprevedibile, in cui anche i compagni di poche scene danno un contributo di spessore: su tutti una Viola Davis che ignara del dramma di Eleanor interagisce senza la mediazione della pietas e riesce a darle uno scossone decisivo.

Il cinema di Ned Benson guarda più alla Francia – vedi il poster di Un uomo, una donna di Lelouch o la madre musicista interpretata da Isabelle Huppert – che alla New York di Woody Allen. Non ha paura di osare e dimostra fin dalla sua opera prima delle qualità nel dirigere gli attori e nel rendere sinceri e universali i suoi personaggi.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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