La leggenda del cacciatore di vampiri - la nostra recensione del film
Tim Burton produce una folle rivisitazione della storia di Abraham Lincoln in chiave vampiresca. Dirige il regista di Wanted.
La madre di Abraham Lincoln (1809-1865) fu in realtà uccisa dai vampiri. Covando la sua vendetta, Abraham prima divenne cacciatore di non-morti su suggerimento del vampiro ribelle Henry, poi decise di opporsi con la legge alla minaccia sovrannaturale. Abbracciata la carriera politica e convolato a nozze con Mary Todd, si oppose come Presidente degli Stati Uniti al sud schiavista, controllato da vampiri sotto le spoglie di proprietari terrieri.
La leggenda del cacciatore di vampiri , adattamento del romanzo "Abraham Lincoln : Vampire Hunter" di Seth Grahame-Smith, non è kitsch.
Seguendo infatti le teorie di Tomas Kulka, professore di filosofia ed estetica all'università di Tel Aviv, il kitsch ha delle regole. Semplificando: offre emozioni precotte, tratta temi e oggetti identificabili senz'alcuna fatica, non arricchisce la nostra capacità di associazione mentale, non rappresenta una sfida.
Ora, La leggenda del cacciatore di vampiri è composto da due filoni ad alto rischio kitsch: il patriottismo di base storica e il vampirismo. In entrambi i casi, il film non propone letture particolari all'interno dei due filoni, che presi singolarmente qui sarebbero quindi kitsch. Ma può ancora considerarsi tale un prodotto che associ questi due elementi? Vedere sullo schermo Lincoln che agita un'ascia e abbatte vampiri deformi con evoluzioni stile Neo di Matrix è oggettivamente una sfida: ci obbliga a capire come porci di fronte a un'immagine così imprevedibile, ci coglie impreparati.
Se non riusciamo perciò a liquidare il film come kitsch, è nostro dovere giungere a un altro approdo di interpretazione linguistica.
E' una parodia? Nemmeno, perché la parodia si prende gioco delle convenzioni dei generi, e in questo caso la sceneggiatura (dello stesso Grahame-Smith) le esalta e le enfatizza. Ha intenzioni metaforiche? L'associazione vampirismo-schiavismo aiuterebbe in questo senso, ma il sospetto concreto che si tratti di un'espansione secondaria ci viene: lo stesso autore ammette di aver avuto l'idea alla base del romanzo vedendo in libreria una pila di Twilight accanto a una pila di saggi dedicati al Presidente, nel bicentenario della nascita. Caso.
Precipitando nella qualità dell'analisi, e non ce ne vogliano studiosi come Kulka, non rimane che una classificazione drastica per inquadrare La leggenda del cacciatori di vampiri: "totalmente gratuito". Ben sapendo che esistono estimatori di questa categoria, specie se la confezione in questo caso firmata Tim Burton (producer) / Timur Bekmambetov (regia) è professionale, diremo che il vostro giudizio dipenderà da quanto margine di manovra ludico vogliate concedere al cinema. Dietro ogni film apparentemente facile da liquidare si cela una buona occasione per porsi queste domande.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"