La Jalousie - la recensione del film di Philippe Garrel

05 settembre 2013
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Ci sono cose che invecchiano. E cose che no. Il cinema può invecchiare: invecchiano certi stili e certe modalità di racconto. Certi suoi temi e certi sentimenti, invece, no.

La Jalousie - la recensione del film di Philippe Garrel

Ci sono cose che invecchiano. E cose che no. Il cinema può invecchiare: invecchiano certi stili e certe modalità di racconto. Certi suoi temi e certi sentimenti, invece, no.
E allora capita di trovarsi di fronte a film che indossano abiti un po’ polverosi, odorosi di stantio, ma indossati da corpi narrativi capaci di restituirgli nuova eleganza.

Era qualche tempo che l’operazione, a Philippe Garrel, non riusciva. Con La Jalousie, invece, i suoi vezzi, il suo bianco e nero, la sua spocchia parigina e l’ingrigito nouvellevaguismo ritrovano lo smalto dei tempi migliori grazie a ingredienti come il minimalismo e, soprattutto, la tenerezza.
Ennesima disamina ed esplorazione dell’amore e della sua messa in pratica, delle dinamiche di coppia, dei limiti che è lecito o non lecito accettare, come di quel che è lecito e non lecito richiedere, La Jalousie non sarebbe comunque andato troppo lontano se Garrel non avesse fatto una scoperta forse banale ma fondamentale.

Raccontando sé stesso, la sua storia, la sua famiglia (il protagonista del film, interpretato dal figlio del regista Louis, è modellato sul padre di Philippe), il francese introduce nella stessa vecchia storia di amor fou e gelosie l’amore inteso in senso paterno, filiale, familiare.
In questo contesto, la storia dell’amore e dei tradimenti tra Louis Garrel e Anna Mouglalis – potenzialmente a gran rischio – viene raccontata con toni inusitatamente pacati, e trova l’esaltazione del suo senso e delle sue ragioni proprio perché avvolta e attraversata da quella dell’amore tra un padre e una figlia.

Se indubbiamente i momenti più riusciti del film sono quelli appunto familiari, Garrel azzecca anche un paio di scene che aiutano i suoi personaggi e gli spettatori a venire a patti con le scalmane dell’amore più passionale, che aiutano a convivere con le sue asperità e accettarne i suoi limiti.
A 65 anni, insomma, lo scapigliato e indomabile Garrel ha avuto il coraggio di dichiarare di essere oramai un signore che si avvia verso la vecchiaia e che trova conforto e consolazione in un valore “conservatore” ma universale come quello della famiglia. Ed è stato capace perfino di apprezzarne la natura calmierante, trasformandola in calda e partecipe moderazione dei toni.





  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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