La dura verità, leggi la recensione della rom-com con Katherine Heigl e Gerard Butler
Dopo il successo di Molto incinta e 27 volte in bianco, Katherine Heigl conquista il ruvido Gerard Butler nella commedia romantica La dura verità. Diretto da Robert Luketic, il film ha delle scene divertenti, ma la conclusione della vicenda è fin troppo prevedibile e il racconto perde un po' di verve per colpa dell'abusata teorizzazion...
La dura verità - la recensione
In tempi recenti, le commedie romantiche hanno preso la brutta abitudine di rovinarci l'effetto sorpresa e la poesia che accompagnano la nascita di un sentimento per sposare la manualistica. Spieghiamo meglio. Prendendo spunto da alcuni testi di quella che in gergo viene definita Chick Lit (e cioè letteratura rosa destinata a donne single, giovani ed emancipate), alcuni film cercano di fornire alla vasta popolazione femminile del mondo occidentale gli strumenti necessari per conquistare gli uomini. Uomini che nella maggior parte dei casi vengono considerati tutti uguali. A questo genere appartengono La verità è che non gli piaci abbastanza, uscito lo scorso anno, e La dura verità, che sfrutta il successo e il potenziale commerciale di Katherine Heigl e Gerard Butler per creare una coppia inizialmente un po' improbabile, poi quasi perfetta.
Ora, l'aspetto meno convincente di questa commedia, diretta dal regista de La rivincita delle bionde Robert Luketic, è proprio la presenza prepotente delle regole amorose - sempre le stesse!- e la loro messa in pratica. Abby è una produttrice televisiva che, nonostante il fascino, la bellezza e l'intelligenza, non riesce a trovare un fidanzato perché è una maniaca del controllo. Il conduttore Mike, che è sensuale, brillante, ma fastidiosamente volgare e sciovinista, la aiuta a far colpo sul vicino di casa. Mentre la istruisce su come vestirsi e cosa fare e non fare, ovviamente si innamora di lei, finendo per ribaltare l'assunto iniziale del film. La morale, quindi, è che gli uomini e le donne amano nello stesso modo e che è meglio essere se stessi piuttosto che fingersi qualcun altro. Nemmeno questa conclusione zuccherosa e scontata della vicenda ci convince. Non sarebbe stato bello, almeno per una volta, trovarsi di fronte a un finale inatteso?
In fondo, La dura verità ha una caratteristica che lo differenzia da tante altre commedie romantiche e che poteva sfruttare di più: è politicamente scorretto e osé al punto giusto (con slip vibranti e raffiche di battutacce a sfondo sessuale). Perché allora non portare alle estreme conseguenze un simile aspetto? Perché non dire, anche se non è romantico, che invece le regole funzionano, dal momento che le statistiche lo provano e, da quel che ci risulta, le donne “richiedenti” fanno fatica a trovare un compagno? Avremmo anche voluto vedere i due protagonisti alle prese con personaggi diversi da quelli che li hanno lanciati. La Heigl è ancora, in tutto e per tutto, la tenera Izzy Stevens che abbiamo conosciuto in Grey's Anatomy, così come Gerard Butler conserva la rozzezza del greco Leonida di 300, anche se ha dalla sua uno strepitoso senso dell'umorismo.
E umoristica è, per fortuna, la rappresentazione del futile universo dei talk show mattutini americani, che si reggono sul nulla e fanno audience solo quando mettono in piazza i problemi personali dei presenti. Ma non è questo il tema del film, che, sfortunatamente aggiunge poco a un genere che, come il sentimento che lo ispira, non morirà mai.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali