L'uomo che fissa le capre, recensione della commedia con George Clooney
L’esordio alla regia di Grant Heslov, interpretato dall’amico George Clooney e da Ewan McGregor, è una commedia divertente ed eccentrica, che sotto la patina del divertimento nasconde un cuore tematico esplicito e da non sottovalutare nell’importanza del messaggio.
L'uomo che fissa le capre - la recensione
Per il suo esordio nella regia, Grant Heslov – già sceneggiatore di Good Night and Good Luck e attore, tra gli altri, in quello stesso film e nell’altra regia di George Clooney, In amore niente regole – è partito da un materiale piuttosto eccentrico. La storia de L'uomo che fissa le capre è infatti ispirata a quella di un libro nel quale si raccontavano con toni ironici e bizzarri i tentativi del governo americano di utilizzare il paranormale a scopi militari: nel film Ewan McGregor è un giornalista di provincia che, dopo essere stato mollato dalla moglie, parte alla volta dell’Iraq alla ricerca di una storia, trovandosi di fronte il personaggio di Clooney, ex membro di uno smantellato reparto segreto dell’esercito americano nel quale si addestrava una nuova generazione di soldati “Jedi”, capaci di (non) combattere le guerre con l’aiuto dei poteri della mente e tirati su a pane e ideali contro-culturali. L’incontro segnerà ovviamente l’inizio di uno sconclusionato e comico peregrinare alla ricerca di un non meglio precisato obiettivo ricercato da Clooney.
Dimostrate in passato le doti di sceneggiatore e quelle di caratterista, Grant Heslov se la cava egregiamente anche dietro la macchina da presa, girando un film frizzante e ritmato, dove a farla da padrone sono i più svariati registri della commedia: da quella nera alla slapstick, alle tendenze più weird di certo nuovo cinema americano, passando per il grottesco e il semi-demenziale, ma sempre con estrema coscienza dei limiti da non superare per non cadere nella farsa più incontrollata. A dare man forte a Heslov c’è un cast divertito e divertente (magari un po’ gigione ma in maniera gradevole e pronto a scherzare su sé stesso – si vedano i riferimenti ai Jedi e a Star Wars in presenza di McGregor, per fare un esempio), che oltre allo scozzese e a Clooney vede coinvolti Jeff Bridges nei panni del fondatore e leader del reparto chiamato “New Earth Army” e Kevin Spacey in quelli del “cattivo” di turno.
Ma limitarsi a sostenete che L'uomo che fissa le capre sia solo una commedia lieve e obliqua, un veloce succedersi di scenette divertenti o persino esilaranti, sarebbe un errore dettato dalla superficialità. Da un lato infatti, con grande e cosciente disinvoltura, Heslov riesce a portare a segno quasi en passant delle stilettate veloci ma efficace sulla politica statunitense degli ultimi anni, sul conflitto in Iraq, sul successivo disimpegno, sui lati oscuri della ricostruzione gestita da corporation e corpi di mercenari e persino sul ruolo dei media. Dall’altro, soprattutto, il regista porta avanti con leggerezza ma costanza un ragionamento mai sterilmente nostalgico ma lucido della sua spinta positiva e propulsiva sulla necessità del recupero di certe posizioni e certe energie che animavano i movimenti della contestazione di fine anni Sessanta.
Nel ritratto di un’esperienza, quella del New Earth Army, che incarna tutte le ingenuità, le esagerazioni, le degenerazioni della controcultura hippie e non solo, Heslov non lesina l’(auto)ironia anche dolorosa, raccontando di un fallimento autoindotto dal quale è però è oggi più che mai necessario ripartire: ripartire imparando da quel passato e dai suoi errori per ribaltare la crudezze della successiva restaurazione per dare ad ideali che non è possibile non condividere basi e carburante per una nuova e più consapevole marcia verso un futuro che è ancora possibile costruire.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival