Jurassic World - La Rinascita: Recensione del film che ritorna con successo alla semplicità delle origini della saga
Dopo la conclusione della trilogia di Jurassic World, Jurassic World - La Rinascita è un capitolo a sé stante, che funziona benissimo, sfrondando gli eccessi dei film precedenti. La recensione di Daniela Catelli.
Conclusa la tonitruante trilogia principale di Jurassic World, con questo film a sé stante, che non a caso è sottotitolato La rinascita, si torna alle origini della saga, non solo per la ritrovata e benvenuta semplicità della trama, ma anche per una sua maggiore credibilità, pur nella sempre necessaria sospensione dell'incredulità. Dopo i domatori di velociraptor con la sola imposizione delle mani, gli inseguimenti in moto alla Indiana Jones, i prelievi di sangue ai T-Rex da parte di gente senza la minima esperienza in materia e le persone comuni che si trasformano in supereroi, Jurassic World – La rinascita, affidato alle capaci mani di Gareth Edwards e scritto da colui da cui tutto ha avuto inizio al cinema, David Koepp, ci ricorda perché ci piacciono questi film. Non c0è bisogno di trame complesse e di vedere decine di dinosauri in CGI che corrono. Bastano personaggi azzeccati, poche location, un buon dosaggio della tensione e le mastodontiche creature viste possibilmente di giorno e in ogni dettaglio. In fondo a noi che amiamo questi film, basta essere intrattenuti e tornare bambini per un paio d'ore, senza troppi riferimenti ad altri generi di cinema. Il successo mondiale della seconda trilogia ci contraddice e dunque speriamo che il pubblico abbia ancora voglia di concedere a questo Jurassic World – La rinascita il beneficio del dubbio, perché siamo certi che non se ne pentirà.
Certo, sull'argomento si è detto ormai di tutto e tutti i temi sono stati esplorati, dai pericoli insiti nel creare o ricreare forme di vita con la clonazione, allo sfruttamento degli animali a fini bellici o per arricchire le grandi corporation farmaceutiche e capitalistiche in genere: quella iniziata con Jurassic Park, come ribadisce questo nuovo film, è una saga democratica e ambientalista, che mette in guardia contro tutto quello che, effettivamente, sta portando il nostro pianeta alla catastrofe, anche senza dinosauri. Se Jurassic World - Il Dominio si concludeva con la coabitazione forzata e utopistica con queste creature, La rinascita si apre con la constatazione, dopo solo 5 anni, che le condizioni di vita del pianeta ne hanno reso impossibile la sopravvivenza e gli esseri umani, facili a stufarsi di tutto, hanno perso interesse per loro. Gli unici dinosauri ancora in libertà vivono nei pressi dell'Equatore, vicino a un'isola dell'Atlantico un tempo sede di sperimentazioni della InGen, l'Ile Saint-Hubert. Nessuno può navigare in quelle acque, ma, come spesso avviene, non ci sono molti controlli.
Invece dei soliti personaggi bene intenzionati, coinvolti loro malgrado in imprese di cui non intuiscono i secondi fini, stavolta la squadra che parte per i territori proibiti dove sa che troverà i dinosauri (la curiosità del pubblico nei loro confronti è già prevedibilmente sfumata), è composta da un gruppo di mercenari, capitanato da Zora (Scarlett Johansson), un'agente esperta di missioni di guerra, che assolda il caposquadra e pilota della barca, Duncan (il 2 volte premio OscarMahershala Ali, che è sempre un piacere rivedere) con cui ha condiviso battaglie e lutti, e i suoi uomini. Nella missione viene coinvolto il paleontologo Henry Loomis (l'ottimo Jonathan Bailey), un allievo di Alan Grant, che non ha mai visto le creature allo stato brado. Ad accompagnarli è Martin Krebs (Rupert Friend), che rappresenta l'industria farmaceutica dietro l'incarico. Il loro compito, di cui sono perfettamente consapevoli, è prelevare un campione di sangue dai tre dinosauri più grandi e longevi: il Mosasauro, lo pretodattilo Quezalcoatlus e il Titanosauro, Il motivo è sviluppare dal loro DNA una cura per le malattie cardiache, che verrà ovviamente venduta a caro prezzo. Nel corso del viaggio, i nostri soccorrono quattro navigatori – un padre in viaggio nella zona, ignaro dei rischi, con la figlia piccola, la maggiore e il suo fidanzato – la cui barca è stata speronata dal Mosasauro, e che viene coinvolta nella loro missione, prima di separarsi su un'isola che nasconde molte insidie e segreti, tra cui un'orribile creatura mutante, il D-Rex. un ibrido che ricorda (volutamente) gli Xenomorfi di Alien. Questa in breve la trama.
C'è come vuole il codice, un cattivo che farà una brutta fine, degli elementi sacrificabili e un messaggio finale positivo (e significativo, dati i tempi). Ci sono momenti umoristici e scene di combattimento tra mostri e inseguimenti ad alta tensione, i personaggi sono simpatici e, come direbbero gli americani, “relatable”, non manca nessun elemento canonico di questo genere di storie. Cos'ha allora in più e di diverso questo film? Senza dilungarsi più del necessario, Edwards dirige con mano sicura e un buon senso del ritmo e della costruzione delle scene (in pellicola, e si vede!) una storia in cui i dinosauri si vedono benissimo alla luce del sole e destano in qualche momento anche poetico la stessa meraviglia che provavano i primi visitatori – e il pubblico – di Jurassic Park. L'inseguimento del Mosasauro appare come un chiaro omaggio allo Spielberg de Lo squalo e riferimenti alla prima trilogia sono disseminati un po' qua e là. Se non con i protagonisti, che a noi sono molto piaciuti, il pubblico più giovane può comunque identificarsi con la simpatica famiglia ispanica co-protagonista e con l'adorabile Aquilops che li accompagna. E quando nella sala risuonano le immortali note della colonna sonora di John Williams, ci ricordiamo che il cinema non è solo impegno e messaggi ma anche puro divertimento, spettacolo e creazione di mondi e sappiamo che, come i bambini, ameremo sempre quelle fantastiche, immense creature che sono i dinosauri, anche se fortunatamente non abbiamo mai camminato in mezzo a loro, rischiando di esserne calpestati o divorati. Non sappiamo se Jurassic World – La rinascita sia una fine o un nuovo inizio, ma, qualunque sia il caso, ci sembra un ottimo suggello per una redditizia saga ultradecennale.
- Saggista traduttrice e critico cinematografico
- Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità