Iron Sky - la nostra recensione del film
Un popolare autore di webfilm sbarca al cinema con un delirante film di fantascienza.
All'insaputa della popolazione mondiale, i Nazisti nel 1945 si erano in realtà rifugiati sul lato oscuro della luna, in attesa di organizzare una vendetta corposa. Nel 2018 i tempi sono maturi, ma con loro grande sorpresa gli invasori troveranno un mondo non poi così incompatibile con i loro ideali.
Iron Sky è il primo lungometraggio professionale firmato da Timo Vuorensola, totale autodidatta finlandese famoso sul web, insieme al suo amico Samuli Torssonen, per Star Wreck, omaggio-parodia alla fantascienza. Nonostante il film sia per tecnica e recitazione (partecipa Udo Kier!) una produzione con tutti i crismi della sala, lontana dall'estetica amatoriale del webfilm pur elaborato, il percorso che l'ha portato in vita e la visione poetica che lo animano sono in realtà ancora quelli di un entusiasta dilettante.
Se superficialmente e nella sua promozione Iron Sky può apparire infatti una parodia demenziale degli stereotipi sci-fi, l'autore stesso e la seconda metà del film negano in modo evidente questa umiltà, mirando a un vero e proprio racconto di genere persino drammatico, con messaggi etici e satira amara. Non ci sarebbe nulla di sbagliato in un minimo di ambizione, ma l'accostamento di gag demenziali, scene drammatiche, parodia, notazioni di costume, malinconia e sguaiataggine disorienta e rende difficile una partecipazione emotiva. A meno di non voler considerare partecipazione la complicità cameratesca che può scattare in uno spettatore invidioso di un appassionato, che ha ceduto alla tentazione di infilare in un solo lungometraggio tutto ciò che gli piace vedere al cinema.
Lo stesso entusiasmo che ha animato gli oltre centomila fan di Star Wreck, che hanno donato tramite internet per la produzione di Iron Sky oltre un milione di euro, confluito nel budget di sette milioni e mezzo: è il fascino della conquista della creatività per interposta persona. Non a caso una sequenza del film è la riproposizione, inquadratura per inquadratura, del celebre tormentone di YouTube con la scena tratta dalla Caduta, in cui Hitler nel bunker si sfoga coi fedelissimi.
L'opera di Vuorensola sembra proprio questo: l'appropriazione istintiva di linguaggi anche dissonanti, tendenza tipica dell'era del web e dei mezzi digitali ora a disposizione di tutti, attraverso un corposo budget professionale. Fenomeno interessante, ma il pubblico (escludendo i sostenitori a priori) come reagirà al passaggio dalla gratuità del web al pagamento di un biglietto?
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"