Io sono Babbo Natale: la recensione della commedia con Gigi Proietti e Marco Giallini
L'ultimo film con Gigi Proietti, che interpreta un divertente personaggio in Io sono Babbo Natale, diretto da Edoardo Falcone, con Marco Giallini e Barbara Ronchi. La recensione di Mauro Donzelli.
La trippa come la pasta e ceci. Poche cose come il cibo, dalle nostre parti, può sintetizzare con efficacia un mondo di riferimento. Il memorabile piatto povero de I soliti ignoti identificava una congrega di piccoli criminali da strapazzo, ma pieni di umanità, unificando le varie provenienze geografiche di un’Italia in pieno boom economico. Io sono Babbo Natale ci propone invece una trippa preparata con attenzione, al massimo un pizzico liquida, a rappresentare un’umanità sincera e popolana. Quella di cui il papà Natale del titolo, Gigi Proietti, è stato fino all’ultimo sommo ambasciatore. Questa commedia malinconica, adatta alle famiglie, è proprio l’interpretazione finale di un maestro troppo trascurato dal cinema, rispetto alla su grandezza, che qui sembra cedere il testimone a Marco Giallini, suo ammiratore e altro esempio di romanità trasudante ironia e disincanto.
Il riferimento per il piccolo ladruncolo Ettore è sicuramente la commedia all’italiana dei tempi d’oro. Ha l’umanità unita al cinismo tipica dei personaggi di quella stagione d’oro del nostro cinema. Il personaggio interpretato da Giallini, infatti, ha un passato incasinato a dir poco, non trova alternative al tornare a fare il rapinatore, appena uscito di galera. In fondo non le cerca neanche, eventuali alternative. Si aggira per il centro di una Roma addobbata per le festività di fine anno, quando incontra un simpatico anziano (Gigi Proietti). Finisce per piazzarsi in casa sua, in una dimora démodé ma di grande eleganza, con una cantina molto fornita di regali. Il suo obiettivo è fregare anche lui, scucirgli un malloppo, anche se fatto di sacchi rossi pieni di regali da rivendere, pronti a essere inviati ai bambini di tutto il mondo. Lo svampito signore, infatti, stanco e voglioso di godersi una meritata pensione, è addirittura Babbo Natale.
Il criminale redento, peccatore convertito sulla via della bontà d’animo, è un classico della narrazione da sempre, o quasi. Qui Ettore, nome epico ma pieno di talloni doloranti, ha un punto debole, quello della donna con cui ha avuto una breve relazione anni prima, interpretata dalla brava Barbara Ronchi. Si alterna quindi fra due percorsi di conoscenza, di avvicinamento emotivo: la quotidianità in casa Natale, e quella con la figlia che non sapeva di avere. Edoardo Falcone ha un’idea della commedia non priva di una patina malinconica, che racconti un rapporto inatteso con la religione come in Se Dio vuole, o una favola di redenzione fra magia e realismo cialtronesco, come in Io sono Babbo Natale. Al centro c’è la famiglia, intesa come nucleo di massima prossimità emotiva, in un senso sempre più contemporaneo, ormai lontano dalla dittatura della famiglia biologica.
Io sono Babbo Natale è una storia semplice, dichiaratamente adatta ai bambini come ai genitori, che si poggia su interpretazioni piene di umanità, senza negare la ruvidezza di chi ha attraversato la vita e ne porta le scorie ogni giorno. Babbo Natale al cinema si ostina a esistere, e ogni tanto fa piacere averne conferma.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito