Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni - recensione del nuovo film di Woody Allen
Partendo da e chiudendo su una citazione shakespeariana dal retrogusto nichilista, Woody Allen prosegue con testarda coerenza, soprattutto dopo Vicky Christina Barcelona e il recente Basta che funzioni, nella sua smaliziata descrizione di quella roulette esistenziale che sono (o sono diventati) per lui l'amore e i rapporti di coppia.
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni - la recensione
Partendo da e chiudendo su una citazione shakespeariana dal retrogusto nichilista, Woody Allen prosegue con testarda coerenza, soprattutto dopo Vicky Christina Barcelona e il recente Basta che funzioni, nella sua smaliziata descrizione di quella roulette esistenziale che sono (o sono diventati) per lui l’amore e i rapporti di coppia.
Tornato nella Londra che l’aveva recentemente ispirato e coccolato, Allen imbastisce una nuova storia di coppie che esplodono e nuovi amori che nascono, rigorosamente nel segno di insofferenze e insoddisfazioni (vere o presunte) alle quali si risponde con comportamenti auto-illusori.
Ma il punto della questione, in questo caso non è più (solamente) la rivendicazione al diritto di vivere la propria vota sentimentale e amorosa secondo il principio sacrosanto della ricerca della felicità: Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni lavora esplicitamente sull’idea che questa felicità possa anche basarsi su premesse illusorie. O meglio, che certe illusioni sono meglio (di altre e) di certi realismi. Il regno dell’irrazionalità, insomma.
Se la teoria di Allen continua a sembrare figlia di ossessioni strettamente personali, questa volta è la pratica a lasciare ancora più perplessi. Gli attori di tutto rispetto con cui il regista lavora non offrono particolari guizzi, comodamente adagiati in ruoli che non gli presentano sfide particolari, la verve umoristica della sceneggiatura non va oltre le tradizionali tre o quattro battute ficcanti di prammatica, mentre il lucido cinismo di sfondo non tagli mai come potrebbe.
Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni appare quindi come un film decisamente a corto di verve, anche considerati i recenti standard alleniani, tanto leggero da risultare a tratti di difficile palpabilità.
I fan hardcore del regista apprezzeranno comunque il tocco inconfondibile dell’autore; gli altri, anche chi ama o apprezza ma senza idolatrie, si aspetteranno di meglio.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival