La recensione di In amore niente regole di George Clooney
In amore niente regole omaggia il cinema della Hollywood degli anni d'oro ed i suoi interpreti, tra cui i tanti attori del passato cui Clooney è paragonato per classe e carisma. Ma è anche un film che racconta di anni di passaggio e trasformazione, che han cambiato il volto degli States.
In amore niente regole - la recensione
George Clooney, soprattutto nella sua veste più personale di autore, continua a fare i conti con il cinema hollywoodiano del passato: dopo Confessioni di una mente pericolosa, che rimandava direttamente all’estetica degli anni ’70, ed il successivo Good Night, and Good Luck, ispirato dagli anni ’50 ed alla piaga tutta americana del maccartismo, con il suo nuovo In amore niente regole – ma sarebbe meglio parlare del film col suo titolo originale, Leatherheads – rende omaggio intelligente ai registi ed agli interpreti della screwball comedy dei ’30 e ’40, in particolar modo al populismo democratico di Frank Capra e Preston Sturges.
Per molti, come chi scrive, quel periodo di cinema rimane un costante esempio di equilibrio tra narrazione “forte” e semplicità della messa in scena, e per loro la nuova fatica di Clooney regista non può non essere un pieno godimento, in quanto pellicola interamente ideata e realizzata secondo quei canoni, sia estetici che più propriamente drammaturgici.
Ma la qualità principale di In amore niente regole non è quella di essere un omaggio/ricalco di un determinato periodo storico, quanto una riproposizione lucidissima di quel modo di fare cinema, e soprattutto delle idee che venivano portate avanti attraverso esso. La star più liberal della Hollywood contemporanea non perde infatti l’occasione per raccontare in filigrana, dentro una storia ambientata in una decennio contraddittorio ed importante quello della Grande Depressione, alcune delle principali contraddizioni della società americana contemporanea, come ad esempio il diritto al lavoro e l’attenzione specifica alle classi sociali meno abbienti. Questo impegno di fondo in quest’occasione non diventa mai preponderante rispetto alla trama principale, orchestrata dalla sceneggiatura di Duncan Brantley e Rick Reilly come un meccanismo ad orologeria dal vago gusto retrò, ma comunque godibilissimo non solo per chi possiede un minimo di gusto cinefilo.
Detto di Clooney-regista, c’è anche da sottolineare come invece il suo essere attore ed icona dello star system con In amore niente regole faccia anche i conti con i grandi del passato a cui è stato sovente accostato; quindi Cary Grant e soprattutto Clark Gable, che l’attore in questo caso omaggia esplicitamente con un’interpretazione istrionica e guascona. Accanto a lui l’astuzia recitativa di un Renée Zellweger finalmente adoperata (e contenuta) con intelligenza ed un John Krasinsky funzionale nel suo essere l’eroe “capriano” buono e vagamente ingenuo.
Rappresentazione aggiornata di un modo di fare cinema ormai (ahinoi) passato, In amore niente regole si presenta come uno spettacolo confezionato con cura ed attento alle esigenze del grande pubblico. Il fatto che si tratti anche di un’opera che riflette sul lavoro svolto in passato, e che provi a raccontare l’America di oggi, è ulteriore testimonianza di come George Clooney sia una delle star più lungimiranti ed apprezzabili di questo momento.