Il volto di un'altra - la recensione del film di Pappi Corsicato
Il regista napoletano torna al cinema con un film che racconta la complessità e le assurdità dell’oggi col consueto gusto grottesco e kitsch.
Se quattro anni fa, col sottovalutato Il seme della discordia, Pappi Corsicato aveva raccontato a modo suo le questioni private (e quindi pubbliche) della società italiana dei nostri giorni, il suo nuovo Il volto di un’altra zoomma all’indietro e racconta le ossessioni collettive (e quindi private) di un Paese sempre più incapace di vedere quanto è vicino all’essere sommerso dai suoi stessi rimossi.
Utilizzando un tono leggero e surreale, che alterna l’ironia col grottesco e il kitsch alla cinefilia, Corsicato racconta dell’anormale di comune accettazione, delle manie estetiche, dell’ossessione per la superficie delle cose, per la l’apparenza e la materialità che accomuna i media e il loro pubblico.
La Bella di Laura Chiatti - conduttrice di un reality sulla chirurgia estetica che, in seguito ad un incidente rimane sfigurata e che tenta di reagire e riaffermare il suo status diventando oggetto della sua stessa trasmissione - è la versione cerebrata della donna-manichino che nel Seme della discordia era interpretata da Marina Stella.
Un modello di vanità e carrierismo che però, proprio perché trova il coraggio di ammettere la propria estetizzante superficialità, finirà per avere uno sguardo più lucido di coloro i quali mirano ad emularla.
Perché ne Il volto di un’altra, tutti coloro che cercano di emulare o di cavare qualcosa, di simbolico o concreto, dal personaggio della Chiatti, finiranno sotto una pioggia letterale di quegli stessi rifiuti organici (e metaforicamente etici e intellettuali) che spurgavano regolarmente giorno dopo giorno nel tentativo di raggiungere un raggiungibile errato, un falso mito.
Libero da ogni condizionamento, perfino da quelli spesso autoimposti relativi allo spessore di quel che si dice o a presunte esigenze moralizzatrici, Pappi Corsicato gioca con l’immaginario televisivo e con il cinema, cita i grandi classici come il J-horror, Il grande Lebowski come il Rocky Horror Picture Show.
A seguirlo in questa volutamente scombinata avventura, oltre che la fedele Iaia Forte, tre protagonisti (Laura Chiatti, Alessandro Preziosi e Lino Guanciale) che con sprezzo del pericolo abbracciano la natura camp e cartoonesca dei loro personaggi.
E se alla fine de Il volto di un’altra, l’annunciata catastrofe partorirà un topolino che è l’ennesimo sberleffo, nella rinascita di Bella c’è una reazione al caos e alla mancanza di senso che sa tanto di spinta propositiva e ottimista verso il futuro.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival