Il quinto potere - la recensione del film su WikiLeaks e Julian Assange
Bill Condon illustra ma non approfondisce mai, aggrappandosi ad un protagonista che ritrae come un mix tra Che Guevara, 007 e Rasputin. Molto bravo Cumberbatch.
Un film che raccontasse dell’esplosione del fenomeno WikiLeaks (dal primo grande scoop riguardante le attività illegali della banca svizzera Julius Baer, fino alla pubblicazione dei war logs relativi all’Iraq e all’Afghanistan e dei documenti del cosiddetto cablegate) e della controversa, carismatica e complessa figura del suo fondatore Julian Assange, aveva di fronte a sé praterie intere da esplorare.
Assange e il suo sito, infatti, hanno creato fratture e sommovimenti che stanno tutt’ora contribuendo alla ridefinizione del concetto stesso d’informazione e dell’equilibrio tra poteri e organismi, geografie e convenzioni, rappresentando per certi versi l’espressione più efficace e illuminante dell’epicentro di quel terremoto che è Internet nel suo complesso e le potenzialità che offre ai suoi utenti e al mondo intero.
Quel che delude profondamente del film diretto da Bill Condon, allora, non è tanto l’ignavia con cui si rifiuta di prendere una posizione etico-ideologica dei confronti del suo protagonista, né un certo conservatorismo di fondo che pare sott’intendere come “si stava meglio quando si stava peggio”.
A deludere è la superficialità con la quale tutto quello che riguarda i soggetti e i temi del film vengono trattati, la volontà di fermarsi sulla soglia di ogni questione senza mai davvero entrarvi dentro e comprenderla realmente.
Che la superficie, ne Il quinto potere, sia tutto lo si vede subito. Lo si vede in una costruzione curata, in una fotografia patinata e ruffiana, in una scelta di location di grande effetto, sempre in bilico tra design, cartolina e natura.
Se avesse raccontato di vicende e personaggi inventati, quello di Condon sarebbe stato uno dei tanti nuovi thriller globali che saltano da una metropoli all’altra inquadrando monumenti antichi e moderne costruzioni in acciaio e vetro, che ribalzano dagli schermi di un laptop a quelli di un telefonino, che fanno del dinamismo e del trasferimento di persone e informazioni un modus vivendi. Sarebbe stato un Bourne senza Bourne, un finance-global-thriller alla The International o alla Duplicity, supportato da una storia non male e da un attore protagonista notevole come Benedict Cumberbatch.
Però, Il quinto potere non parla di trame e di scandali. Parla di un’organizzazione che le trame e gli scandali li ha messi in piazza impietosamente e in maniera controversa; e che, appunto, è stata la punta dell’iceberg che non ha ancora fatto naufragare un sistema ma ha creato falle e crepe dalle quali sono entrati dubbi e nuove consapevolezze.
Di come WikiLeaks abbia scosso il sistema dell’informazione tradizionale a dispetto delle collaborazioni con quotidiani come il Guardian o il New York Times, del significato politico del confronto tra la cultura novecentesca dei media tradizionali e di certa politica e la cultura della Rete, degli eccessi di rigidità degli esponenti della prima e di quelli di idealismo e velleitarismo di quelli della seconda, delle necessità di nuovi paradigmi che sintetizzino le due posizioni, il film di Condon non si cura più di tanto
Lo mostra con veloci panoramiche, ma non ne parla davvero: deviando le sue traiettorie in rivoli di sottotrame funzionali ad un impianto di genere e non allo sviluppo di una tematica; rimanendo, ossessivamente, old media, cinema aggrappato a vecchie convenzioni, e perdendo l’opportunità di esser parte di un cambiamento strutturale; affidandosi, sopra ogni cosa e con malizia, ad un protagonista descritto come un profeta pazzo e visionario, un narcisista egocentrico dai sinceri ideali, un po’ Che Guevara, un po’ 007, un po’ Rasputin.
Eppure, ci piaccia o no (e Il quinto potere non dice da che parte si collochi, in maniera vagamente cerchiobottista), Julian Assange e WikiLeaks sono qualcosa di meno folkloristico e più sfaccettato di così.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival