Il matrimonio di Rosa: la recensione della delicata commedia spagnola

15 settembre 2021
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Prendendo spunto da una pratica che si è molto diffusa fra le donne, Il matrimonio di Rosa è un ritratto garbato e veritiero di una donna che finalmente decide di dedicarsi a se stessa prima che agli altri e di volersi bene.

Il matrimonio di Rosa: la recensione della delicata commedia spagnola

A pensarci bene, ognuno di noi, o meglio ognuna di noi, perché qui è di una donna che si parla, è stata almeno una volta nella vita Rosa, la protagonista generosa e sempre di fretta de Il matrimonio di Rosa. Rosa siamo noi quando diamo di più del nostro compagno, quando accettiamo che nostro padre venga a vivere con noi, quando sacrifichiamo le nostre esigenze a quelle dei nostri fratelli, badando ai loro bambini o ascoltando all'infinito le loro lamentele.

Rosa è la donna come la società, non soltanto occidentale, l'ha voluta per secoli, e cioè l'angelo del focolare, colei che si sacrifica ed è felice di farlo. Rosa, però, nella nuova fatica di Icíar Bollaín, che è un film di piccoli gesti, di personaggi e di vivace confusione, ha deciso di riprendersi la propria vita e di sposare… se stessa. Questo gesto dolcemente femminista che in Giappone è nato come occasione per essere principesse per un giorno e indossare un abito che ricorda una meringa, diventa, nel nostro caso, un importante gesto di empowerment, un dare la precedenza ai nostri bisogni più profondi, in primis emotivi.

Rosa ha 45 anni, un'età difficile per una donna, che non è più una ragazza ma nemmeno una vecchia signora, e a un certo punto capisce - e questo è il chiaro messaggio de Il matrimonio di Rosa - che per essere rispettata dagli altri deve rispettare se stessa, e che per avere amore deve amarsi. E infatti il solo wedding a cui invita amici e familiari non è mai buffo, sopra le righe, pacchiano o strambo. No, la grazia del personaggio, la sua bontà, il suo sogno di riaprire la vecchia sartoria della madre nel paesino di Bocassim gli conferiscono dignità, umanità e un'insicurezza che, per fortuna, cede pian piano il passo alla fiducia nel proprio intuito e nei propri desideri.

La voglia di cambiare di Rosa è anche una protesta contro la confusione che regna nel nostro mondo, fatto di rumori, di caos metropolitano, di amici e parenti che parlano, parlano, parlano e non ascoltano. Ecco perché, specialmente all'inizio del film, le inquadrature sono piene di cose, personaggi e suoni, e questa rutilante gazzarra poi un po’ si stempera mentre la protagonista fa chiarezza dentro di sé, anche se Il matrimonio di Rosa resta pur sempre una commedia degli equivoci.

Il matrimonio di Rosa è infine una riflessione sulle famiglie disfunzionali. Quella della protagonista non fa eccezione, e però è bello che il fratello Armando e la sorella Violeta imparino a mettersi da parte e a provare, forse per la prima volta nella loro vita, empatia. E ciò la dice lunga su come siamo tutti diventati, e su quanto siamo a rischio di "ammalarci" di disturbo narcisistico della personalità.

E’ un feel good movie Il matrimonio di Rosa? Un po’ sì, perché in effetti ci mette di buon umore, e un po’ no, perché possiamo davvero considerarlo l'anti rom-com per eccellenza, e non a caso ci si sposa in rosso e non in bianco. Forse non ci sono abbastanza "cattivi" e veri e propri contrasti, e così la storia di tanto in tanto perde mordente, ma gli attori (da Candela Peña a Sergi López a Nathalie Poza) sono in stato di grazia, e se non si ride quasi mai veramente di gusto (si sorride, piuttosto) è perché la ribellione è un cammino difficile, e la regista non manca mai di sottolinearlo, evitando con intelligenza di mettere al centro del suo film una donna che si piange addosso. Insomma, Rose di tutto il mondo, svegliatevi! Il momento di dire un bel no e di promettersi amore e devozione, in salute e in malattia e in ricchezza e povertà è proprio arrivato.



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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