Il complicato mondo di Nathalie: recensione della commedia dolce e amara sulla gelosia con Karin Viard
Un tour de force per l'attrice francese in un ruolo aspro e respingente che riesce a rendere fragile e irresistibile.
Nathalie è in transito verso la menopausa. In una delle scene più divertenti del film se lo sente dire dal suo medico di base. La sua reazione basita e la sua domanda - e quanto dura questo transito? - ben sintetizza il tono di questo ennesimo film che dimostra come il cinema francese sia unico nel regalare ruoli magnifici e non banali alle attrici in transito, non solo a quelle senza una ruga. Lasciando perdere ancora una volta il titolo italiano, che cerca fuori tempo massimo di indurre nel pubblico, considerato evidentemente come puro istinto pavloviano, il ricordo favoloso di una Amelie di successo di ormai 17 anni fa, il titolo originale, Jalouse, gelosa, identifica la sindrome di cui soffre la nostra Nathalie.
Professoressa di lettere divorziata, passa infatti improvvisamente, letteralmente dall’oggi al domani, da madre premurosa a gelosa patologica. Il tutto comincia la sera della festa a sorpresa per i 18 anni della figlia, una brava e bella ragazza che non le dà la minima preoccupazione, ballerina classica di grande talento in procinto di tentare l’esame per entrare alla scuola di ballo dell’Opéra di Parigi.
Sarà proprio lei, trovandosela a casa, la prima vittima di questa nuova urticante sindrome, per prendersela poi con l’ex marito, con la sua migliore amica Mathilde (la sempre brava Anne Dorval, Mommy di dolaniana memoria), con i suoi colleghi e amici. Insomma, il viaggio sull’orlo di una crisi di nervi di una donna che si ritrova improvvisamente sola in un mondo ostile; almeno questa è la sua percezione. Occasione per i fratelli David e Stéphane Foenkinos (romanzieri di recente passati al cinema) di confezionare una commedia scorretta e a tratti brutale, in cui Nathalie sembra non poter più mentire, o utilizzare le convenzioni della buona società, e non risparmia commenti sinceri che offendono tutti coloro i quali le stanno intorno, con in più una gelosia pronta improvvisamente a esplodere nelle maniere più impensate.
Un ruolo complesso, pieno di sfumature e per buona parte del film respingente se non odioso. Per fortuna che il cinema francese ha in dote molte interpreti eccellenti e non più giovani, come Karin Viard, che regala al personaggio il coraggio e gli spigoli giusti, ma anche la forza luminosa di reagire alle ombre con l’ironia e l’intelligenza. Un percorso liberatorio che si avventura senza paura nei terreni più insidiosi ma divertenti della gelosia, pronto al meschino pur senza perdere di delicatezza ed eleganza. Merito di una scrittura precisa e di una protagonista che riesce a rendere questa professoressa odiosa, ma divertente, un commovente ritratto di una donna in transito senza averne la consapevolezza, né la piena maturità per affrontare il viaggio. Per superare questa prova così comune, ma meno trendy dell’adolescenza, dovrà mettersi in viaggio da sola, imparando a ritrovare il rispetto per se stessa e per la sua età, oltre alla sua bellezza di donna matura e madre.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito