I baci mai dati - la recensione del film
Deciso da lei, illustrato da lei, scritto da lei insieme a Laura Nuccilli, I baci mai dati ha l'impronta di Roberta Torre, che cambia di volta in volta, non si adagia, ha coraggio, a volte sbanda. Ben fatto.
I baci mai dati - la recensione del film di Robera Torre
Quando la Madonna ti parla in sogno, sia vero o no, qualcosa succede. Succede che Librino può diventare il centro del mondo, i paesani dei fedeli, la musica, silenzio, e una ragazzina, santa.
Con spirito e spiritualità laica la regista che si fece adottare dalla Sicilia, e si trovò benissimo, mette in scena il suo film sui miracoli. Agrodolce, allegro e misterioso.
Deciso da lei, illustrato da lei, scritto da lei insieme a Laura Nuccilli, I baci mai dati ha l'impronta di Roberta Torre, che cambia di volta in volta, non si adagia, ha coraggio, a volte sbanda. Ben fatto. Chiedersi se la Madonna possa veramente aver detto qualcosa a Manuela (Carla Marchese) non è fondamentale, non lo capisce neanche la protagonista, che confesserà una bugia, ma secondo me qualcosa aveva visto, il sogno era sfocato. Invece ha senso che il solo sospetto dello stato di grazia di quella ragazza, vivacizza un'intera comunità, quella che ha richieste e paure lecite, molte stranezze e soprattutto desiderio di essere ascoltata.
La regista milanese ha bisogno dei sogni e dei colori pop per affondare nel senso di realtà. Per rendere quella periferia catanese, né blanda, né fasulla, servono i palazzoni in cemento e i cartamodelli da collezione, l'autenticità di una casa come tante e il parrucchiere/cartomanzia dalle avvolgenti tinte rosso/viola (decisamente troppo almodovariano). Un miracolo, ha pensato Roberta, può avvenire solo dove il reale di una famiglia mezza sfasciata, impetuosa e non comunicativa, fa spazio all'immaginazione (di carrellate di donne ammaliatrici dalle teste cotonate).
Decisamente femmine di un sud fantasioso e rituale, nella versione vera, o in prorompenti visioni felliniane, le donne occupano la scena. Rita (Donatella Finocchiaro), mamma sguaita e affaccendata, che nel dono della figlia crede solo per profitto (fiori e denaro arrivano in quantità), indossa orgogliosa i suoi abiti fascianti. Manuela, scontenta ma paziente, deve indossare invece quelli più adatti ad accogliere i "fedeli". Adolescente a intermittenza, lei, a quella corte non sa proprio cosa dire, perchè non ha visto niente, però piano piano inizia a sentire.
La rivoluzione estetica (che aveva accompagnato il grottesco e surreale musical di Tano) non si ripete, questo film è sicuramente più imperfetto e indeciso nell’amalgamare i suoi elementi, ma non per smania di strafare. Senza addentrarsi nel mistero della fede, Roberta Torre preferisce piuttosto mostrare la speranza che si vuole mantenere e regalare ad ogni costo. Volutamente ironico, ancor più decisamente melodrammatico e onirico I baci mai dati non è spiegato o troppo parlato, i miracoli d’altronde sono da prendere così.