Hotel Transylvania - Uno scambio mostruoso, la recensione del quarto capitolo della saga

11 gennaio 2022
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La saga di Hotel Transylvania giunge all'ultimo atto con Uno scambio mostruoso: Drac e Mavis ci salutano con un'ultima, comica pazzia finale, Uno scambio mostruoso. Ecco la nostra recensione.

Hotel Transylvania - Uno scambio mostruoso, la recensione del quarto capitolo della saga

Drac ormai ha deciso: andrà in pensione e lascerà l'Hotel Transylvania a sua figlia Mavis... e a suo genero Johnny. A dir il vero quest'ultima cosa non gli va molto a genio, non avendo mai visto di buon occhio il ragazzo, che nello sforzo di essere accettato commette un grosso errore. Johnny si fa trasformare in un mostro tramite un raggio speciale di Val Helsing, ma per una spiacevole coincidenza la stessa macchina rende Drac e il suoi amici dei normali esseri umani! Un bel pasticcio, da risolvere al più presto...

Al quarto giro, l'amatissima saga di Hotel Transylvania comincia a tirare i remi in barca. Alla regia di Hotel Transylvania: Uno scambio mostruoso non c'è più infatti il grande Genndy Tartakovsky, sostituito dalla story artist Jennifer Kluska e dallo sceneggiatore Derek Drymon, molto attivo su Spongebob. Genndy è comunque autore del soggetto, coautore della sceneggiatura ed executive producer, garantendo che l'impronta generale dell'umorismo, della narrazione e soprattutto dell'animazione sia garantita al 100%, nonostante nella versione originale ci sia stata la defezione di Adam Sandler al doppiaggio di Drac: fortunatamente qui da noi è assicurata la continuità grazie a Claudio Bisio, mentre negli States a dargli la voce c'è il bravo Brian Hull.

Rispetto ad altre saghe come quella dell'Era glaciale, ci sembra che Hotel Transylvania sia riuscito a reggere bene il colpo di questo sfruttamento esteso, come confermano le risate che in Hotel Transylvania: Uno scambio mostruoso puntualmente arrivano. Ciò non si deve tanto all'impianto della storia, con una morale prevedibile di accettazione del diverso già ampiamente discussa nella serie, quanto al come sempre straordinario lavoro di animazione buffonesca, che continua a non avere epigoni nel mainstream dei lunghi animati americani. A Tartakovksy e ai suoi collaboratori interessa solo che la sceneggiatura offra quel che basta a lasciare che gli storyboard artist e gli animatori si scatenino, alla ricerca della recitazione e dei movimenti più assurdi nell'allestimento di ogni inquadratura e ogni scena.

Tutto questo non basta a nascondere del tutto segnali di stanchezza che fanno capolino qui e lì, appunto in una storia non molto forte e in situazioni che di fondo sono meno inventive che nei lunghi precedenti. Gli autori mettono tuttavia le mani avanti, segnalando apertamente che questo è un sipario sulla combriccola di mostri che abbiamo amato per dieci anni, e l'affezione che proviamo per questi assurdi buffoni, portati ancora in vita dal talento tecnico della Sony Pictures Animation, compensa qualche dubbio. Non metteremmo la mano sul fuoco sui risultati di un eventuale quinto capitolo, ma pare proprio che non esisterà. Nostalgie permettendo. Chi ha provato lo "zing" per questa saga, antesignana di un approccio fresco alla CGI poi coltivato in Spider-Man Un nuovo universo o I Mitchell contro le macchine, non può mancare all'appuntamento, se non altro per gratitudine.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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