Home - A Casa: la recensione del nuovo film d'animazione DreamWorks
Tratta dal libro per bambini di Adam Rex, la storia punta a far ridere e anche commuovere.
Soltanto nel 2014 sono usciti in sala una dozzina di film d’animazione. La metà di questi era frutto di creazioni originali, non provenienti da storie e personaggi con cui il pubblico cinematografico aveva già una certa familiarità. Così come accade per le produzioni live-action, anche le società che mettono in cantiere film animati basati su nuove idee investono non poco correndo qualche rischio finanziario. Se un film con attori in carne e ossa può essere concepito con un basso budget, un film d’animazione questo non se lo può permettere. Creare con la computer grafica costa caro, è un processo lungo che richiede l’impiego di molte risorse tecniche, umane e creative. Pur essendo più contenuti i prezzi in Europa, non tutti i progetti nascono per essere realizzati in Spagna, Francia o Belgio. Questa premessa è necessaria per capire che, nonostante la bontà degli intenti, anche un nuovo film DreamWorks come Home - A casa può imboccare strade scorrevoli e tortuose contemporaneamente.
Il film è tratto dal libro per bambini “Quando gli alieni trovarono casa” di Adam Rex, edito da Il Castoro da pochi giorni ma pubblicato negli USA dal 2007. Di fatto il layout del film è concepito da zero, avendo il libro al suo interno soltanto alcune figure appena abbozzate. Per quanto Home si ispiri fedelmente al testo di Rex, l’adattamento per il cinema presenta inevitabili déjà vu: gli alieni Boov ricordano i Minions, l’amicizia tra l’extraterrestre Oh e la ragazzina Tip riporta alla memoria qualcosa di Lilo & Stich e in alcune sequenze di volo con l’automobile si intravede un omaggio a Hayao Miyazaki. Queste somiglianze possono leggermente intaccare il film in quanto “novità” del settore animato, ma non pregiudicano l’attenzione richiesta dalla storia: una popolazione di alieni, non avendo più un pianeta dove nascondersi dal mostruoso nemico che li insegue, invade la Terra confinando “generosamente” tutta la razza umana in una landa australiana equipaggiata di casette a schiera e parchi gioco.
Lo scopo della graziosa Tip (prima protagonista animata afroamericana per la DreamWorks), unica scampata alla raccolta umani, è quello di ritrovare sua madre e capisce che Oh può esserle d’aiuto. Quest’ultimo è in fuga dal suo popolo per aver combinato un grosso guaio, ma in sostanza è la sua diversità a non piacere a questa sorta di goffa dittatura extraterrestre. Oh è pasticcione, logorroico, prende iniziative e vuole condividere divertimento. Il tasto su cui il film vuole premere è quello emotivo e lo fa in modo preponderante nel terzo atto, con scelte di regia che fendono il cuore: rumori e dialoghi muti, canzoni sentimentali a pieno volume, lacrime dei personaggi. In questo senso Home rimane in un territorio non definito, puntando in parte ad essere comico, in parte poetico e, come detto, emozionante. Quegli elementi scelti per esaltare il carattere musicale del film, con la versione italiana si perdono in particolare sulle voci di Rihanna (che canta quattro canzoni della colonna sonora appositamente scritte) e Jennifer Lopez oltre a quella di Jim Parsons per il personaggio di Oh (il quale alla fine rischia di essere logorroico anche per il pubblico).
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web