Guida romantica a posti perduti: recensione del road movie con Clive Owen e Jasmine Trinca
Giorgia Farina dirige Clive Owen e Jasmine Trinca in una commedia sulla strada con protagonista una strana e problematica coppia.
Sono mentitori seriali astuti e perfettamente organizzati Allegra e Benno, che abitano nello stesso palazzo ma non lo sanno, e che poi si incontrano e condividono il corridoio di un ospedale e decidono di partire per un viaggio dall'Italia all'Inghilterra ma anche alla scoperta delle loro paure e per raggiungere la parte più recondita e imperscrutabile delle loro anime imperfette. Parlano in italiano, francese e inglese la blogger di viaggi agorafobica e il conduttore televisivo gravemente alcolizzato e, ciononostante, la comunicazione è faticosa, perché per comunicare con gli altri bisogna aver prima districato almeno un po' il groviglio che abbiamo in fondo al cuore. Sono infine male assortiti, e in questo somigliano alle coppie di tante screwball comedy, la ragazza dalla pelliccia finta celeste e il cinquantenne dal berretto di lana, solo che a loro non viene chiesto di far ridere, o meglio di far ridere tutto il tempo. Perché il terzo film di Giorgia Farina, che viene dalla commedia nera Amiche da morire, non ambisce ad essere poi così buffo e, strizzando l'occhio a Il Sorpasso, rende tragicomiche esistenze profondamente problematiche. Lo fa prevalentemente attraverso la tenerezza e la malinconia, ma non cerca la salvezza ad ogni costo, non chiama la catarsi.
E il pregio, in fondo, di Guida romantica a posti perduti è proprio questo: la mancanza di un rimedio alle brutte abitudini, la negazione di un deus ex machina e una vera e propria consolazione. La regista decide infatti di affrontare di petto il problema dell'alcolismo, insistendo sulla perdita di dignità legata a una dipendenza che ci fa fare cose che poi per fortuna dimentichiamo. Benno traballa, si rende ridicolo, tossisce e dà di stomaco, e si sveglia con le occhiaie, e Clive Owen, a tratti, dà magnificamente corpo alla dolente ineluttabilità del destino di un pesce che agonizza fuori dall'acqua. Altrove l'attore inglese sembra svogliato, poco solidale con Benno, addirittura distratto, laddove la dolce Jasmine Trinca, solitamente intensa e straordinaria sia nell'interpretazione di madri coraggio che di creature fragili e lunari, non sempre riesce a rendere giustizia alla goffaggine della donna dalle rughette sexy agli angoli della bocca, forse perché ha fra le mani un personaggio talvolta troppo evanescente e talvolta troppo caricaturale, e che poi cambia in maniera eccessivamente repentina. Va detto che Owen e la Trinca, fra cui non si sprigiona quasi mai la cosiddetta chimica, non sempre sono serviti da un'ottima sceneggiatura. Soprattutto nel corso della prima metà di Guida romantica a posti perduti si ritrovano a fare sempre le stesse cose e con le stesse dinamiche, e così non ci affezioniamo come dovremmo a Benno e Allegra, e probabilmente a un certo punto ci leghiamo solamente a Benno, quando raggiunge la sua città d'origine e ritrova la casa della zia, e ascolta "Pretty Vacant" dei Sex Pistols, una canzone che parla anche di sogni impossibili in un mondo troppo reale.
Sono i posti perduti la cosa più bella del film di Giorgia Farina, che muove la sua macchina da presa tra fabbriche abbandonate, acquapark deserti e boschi tutti molto evocativi. Sono luoghi desolati, sospesi, abbandonati come i suoi naufraghi senza barca, che esprimono ciò che hanno dentro più con i silenzi e gli sguardi che con le parole, fissando semplicemente il cielo o l'orizzonte e sdraiandosi a terra. E' proprio lontano dal rumore delle città, dei pensieri e di un certo approccio scolastico a un genere cinematografico (l'avventura on the road), che Guida romantica a posti perduti trova un suo centro e un suo senso, oltre che nel gioco attoriale di Irène Jacob, forse l'unica presenza davvero vibrante del film.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali