Focus - Niente è come sembra: la recensione del film con Will Smith
Un giallo romantico zeppo di colpi di scena che lasciano il pubblico troppo passivo.
Will Smith rimette su un po’ di muscoli per essere credibile accanto alla giovane e avvenente star in ascesa Margot Robbie. In Focus - Niente è come sembra entrambi interpretano dei truffatori abili nel borseggio che si incontrano per caso e piuttosto rapidamente si innamorano. La storia di Glenn Ficarra e John Requa, anche registi del film, fa di tutto per essere il meno convenzionale possibile. Per circa una quarantina di pagine, il copione mette a fuoco Smith, raffinato manager di un centro di riciclaggio di denaro proveniente da piccoli furti, carte di credito clonate e raggiri, e il suo rapporto con la “stagista” Robbie. Questo prologo si svolge tra New York e New Orleans, contiene uno sviluppo, una fine e lascia interrogativi che sono chiariti nella restante ora di film, ambientata a Buenos Aires tre anni dopo.
Elegante nello stile di regia, caldo nella luce, generoso nella love story con i due protagonisti. È evidente l'intento di Ficarra e Requa di conquistare anche il pubblico femminile, mantenendo una netta distanza dai film d'azione con ritmi forsennati. L'ambiguità romantica della coppia è un elemento portante di una storia che gioca a spiazzare il pubblico dal primo all'ultimo minuto. I registi ci abituano presto a non credere a tutto ciò che viene detto o fatto sullo schermo, perché scoprendo le carte la verità è regolarmente ben altra. Siamo in un mondo di truffatori e manipolatori che rischia, però, di ritorcersi contro gli stessi autori.
Come sappiamo, Alfred Hitchcock prediligeva la suspense nei suoi
film ritenendo che lasciare il pubblico con il fiato sospeso a narrazione in corso fosse
più appagante di schiaffeggiarlo con un colpo di scena improvviso. Il maestro del
giallo consegnava agli spettatori più informazioni di quante ne possedesse il
protagonista della sua storia, rendendo così più attivo il coinvolgimento del
pubblico. I registi di Focus fanno l'esatto opposto.
I personaggi sono narrativamente più avanti di chi li guarda e la storia non fornisce
elementi per intuire dove vogliano andare. I colpi di scena si sprecano senza che siano
minimamente ipotizzabili, acquistando plausibilità solo grazie
ai flashback esplicativi. Alla fine tutto torna, certo, ma è come giocare a
"Che cosa apparirà?" senza vedere i puntini da unire. Non dare uno
straccio di indizio al pubblico non aiuta a rendere un film meno scontato, significa soltanto
farsi una platea di ostaggi.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web