First Reformed: recensione del film di Paul Schrader con Ethan Hawke presentato in concorso a Venezia

31 agosto 2017
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Il regista americano si radicalizza nel confrontarsi continuo con le sue ossessioni.

First Reformed: recensione del film di Paul Schrader con Ethan Hawke presentato in concorso a Venezia

Colpa e redenzione, le reazioni dell'uomo messo di fronte ai mali del mondo, la pratica quotidiana dell'etica calvinista.
Da sempre il cinema di Paul Schrader gira attorno a queste questioni qui, che in First Reformed vengono ora concentrate, essenzializzate, rese quintessenziali.
I tempi, dice il regista, sono più cupi che mai, l'uomo è sempre più solo, la fede non è più una consolazione (se mai lo è stata) ed è oramai roba da museo nel migliore dei casi, carrozzone politico nel peggiore. Tutto ciò che resta sono due sole strade, entrambe radicali, estreme sofferte: che si tratti di un gesto di violenta ribellione, o che invece si scelga di annullarsi nell'unica forma di grazia superstite, quella dell'amore e della compassione.

Si capisce dalle primissime immagini, dalle scelte rigorose delle inquadrature, e dal formato, che con First Reformed Schrader voleva andare diritto al cuore delle questioni che gli sono sempre interessate.
Da quelle, e dalle parole sofferte del reverendo interpretato da Ethan Hawke, uomo di fede in crisi, tormentato nel corpo e nello spirito dal suo passato come dal futuro suo e di tutti noi, quando si incrocia la sua strada con quella di un militante ambientalista che arriva al punto di togliersi la vita di fronte alla disperazione che prova per il destino del pianeta e della razza umana.

La crisi religiosa ed esistenziale del pastore si fa così più intensa, e non basta la compassione per la vedova, e l'amore che inizia a covare per lei, per farlo uscire dalla spirale nichilista nella quale precipita.
Non basta, o forse sì, o forse basta solo nella sua mente, forse è solo un sogno, perché First Reformed è tanto ossessivo nel suo rigore e nel suo tormento da diventare allucinato ed estatico (in un'occasione, nel peggiore dei modi, perlomeno dal punto di vista estetico), e quindi volutamente ambiguo.

Se First Reformed, che prende il titolo dal nome della piccola e antica chiesa di cui è pastore Hawke, non segna in alcun modo uno sviluppo o un'espansione nel cinema di Schrader e nel suo pensiero, risultando solo come la pratica di un'ossessione sempre più pessimista e solipsitica, e quindi addirittura una sorta di involuzione ricca di sottolineature, è anche vero che un film come questo, per le cose che racconta e per i modi che sceglie, rappresenta un gesto politico di grande rilievo nel contesto dell'America trumpiana.

Il tema drammatico e inascoltato del cambiamento climatico, certo, ma soprattutto un sistema politico, economico e spirituale che arriva a devastare carni e mente di un tipico esponente di quella destra americana patriottica e religiosa che proprio Trump ha cavalcato cinicamente: un prete ex militare nato in una famiglia di militari, che ha perso un figlio in Iraq e che si sente talmente solo e inascoltato, da Dio come dagli uomini, da lavorare per trasformarsi in un martire come i tanto odiati jihadisti.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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