Ex Libris: recensione del documentario di Frederick Wiseman presentato in concorso al Festival di Venezia 2017
Lo sguardo del grande documentarista si posa questa volta sulla New York Public Library, una delle più celebri biblioteche del mondo.
Volendo azzardare una sintesi un po' brutale, e che tradisce comunque lo sguardo sempre elegante di Frederick Wiseman, Ex Libris potrebbe essere recensito con una frase: "Studiate, capre!".
Perché i 197 scorrevolissimi minuti del film, che racconta una delle biblioteche più famose nel mondo, la New York Public Library, sono una vera e articolata dichiarazione politica che rivendica il ruolo centrale, nella vita sociale ed economica delle nostre società della cultura. Dove per cultura non s'intende solo leggere libri, ma tutta quell'esperienza complessa di esperienza del mondo e dei suoi meccanismi garantito dall'accesso all'informazione e alla conoscenza di cose, fatti, persone, immagini, musiche, parole, storie.
Non è un caso che questo lungo ma mai noioso documentario, libero e lontano da ogni forma di pedanteria e dell'odiatissimo elitismo intellettuale di cui si fa un gran parlare di recente, si apra con le parole di Richard Dawkins che sottolineano l'importanza di combattere l'ignoranza e il pregiudizio che oggi sembrano voler governare con arroganza ogni ambito della vita pubblica e politica degli Stati Uniti e di molte altre nazioni, Italia compresa.
Né che, subito dopo, si sottolinei la natura parternariale che sostiene finanziariamente la NYPL, esempio di circolo il più possibile virtuoso di soggetti pubblici e privati che si stimolano a vicenda per tenere in piedi e far progredire sempre di più una realtà che non vive di astrazione e torri d'avorio ma che ha una ricaduta cruciale sul territorio cittadino, i suoi equilibri, le sue potenzialità.
Perché la cultura è cosa di tutti: è società, ed è economia.
Cultura è quella curiosità pura e senza forme di pregiudizio o di miopia ideologica con la quale Wiseman osserva e riporta tutto ciò che è e che gravita attorno alla NYPL: dalle persone che la frequentano a quelle che vi lavorano, le varie sedi, i funzionamenti pratici e quelli burocratici, le attività che vengono organizzate, le conferenze, le performance, i laboratori, i prestiti, le riunioni in cui si discute della strategia futura della biblioteca.
In questo modo, il regista mostra come la NYPL sia quello che è o dovrebbe essere ogni biblioteca di questo mondo: non solo deposito di libri, non solo centro di prestito e restituzione, ma un luogo di aggregazione sociale, di integrazione, capace d'intervenire direttamente e indirettamente nella vita delle comunità e dei suoi singoli componenti, in grado di essere supportati e di crescere grazie all'informazione, allo scambio, al contatto, alla crescita culturale.
Se poi alla NYPL è cruciale il nodo del digital divide, è perché l'accesso all'informazione e alla conoscenza, e non solo la mera disponibilità delle stesse, è in fondo la natura ultima della mission di quella e di tutte le biblioteche.
Lo sguardo di Ex Libris sulla NYPL, sulle sue attività e la sua complessità è così aperto, limpido e perfino meravigliato da far sì che il film diventi anche una sorta di sguardo sul mondo, tanto più ampio e omnicomprensivo quanto più scende nel dettaglio, studia i volti, fornisce micro-lezioni di questo o quell'argomento a seconda dei conferenzieri che riprende.
E la chiusura che cita Primo Levi, e il suo appello a non sottovalutare mai nessun aspetto del mondo che ci circonda, a studiare con curiosità tutto quello che ci si para di fronte agli occhi, è perfetta per un film che, in fin dei conti, ci ricorda come apprendimento, conoscenza, accesso all'informazione siano sinonimo di democrazia.
In anni in cui il concetto stesso di democrazia appare in crisi ed è messo sempre più spesso in discussuone, è bene ripartire da lì. Dalle biblioteche.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival